Tecnologia orobica per il telescopio
che ha «catturato» il primo buco nero

L’impianto installato nella base Amundsen Scott in Antartide ha visto la collaborazione tra la Cospal di Ambivere e la Carpenteria Colombo di Monte Marenzo.

Duecento ricercatori e una rete mondiale di radiotelescopi hanno confermato ciò che Einstein aveva già teorizzato un secolo fa: l’esistenza dei buchi neri. Come già accaduto in passato - basti pensare alla rivoluzione scientifica del ‘600 - anche oggi a sostegno delle grandi menti dell’astrofisica non poteva che esserci la tecnologia, una fetta della quale è da rintracciare in due aziende locali: la Cospal, di Ambivere e la Carpenteria Colombo, di Monte Marenzo.

È infatti loro la mano che sta dietro uno degli strumenti fondamentali utilizzati per raggiungere lo storico obiettivo di fotografare un buco nero, dimostrandone l’esistenza. Il contributo maggiore dato dalle due aziende del territorio ha riguardato la fornitura del South Pole telescope, installato al Polo Sud, presso la base Amundsen Scott. Tutta la struttura è infatti stata realizzata dalla Carpenteria Colombo, mentre le parti ottiche del telescopio sono frutto dell’opera della Cospal, un lavoro di squadra che consolida la ultraventennale collaborazione di due imprese che si definiscono «complementari».

Alta professionalità tecnica

«Dal punto di vista tecnologico è stata una grande sfida – ha spiegato Loris Rota Martir, presidente Cospal - sia per le condizioni metereologiche in cui sarebbe stato collocato il radiotelescopio sia per il livello di precisione, nell’ordine del millesimo di millimetro, dei pezzi che compongono le lenti». La capacità di accettare le sfide, del resto, sembra far parte del dna di quest’azienda che porta avanti progetti innovativi: «Ci vogliono fantasia, dedizione e tanta competenza, caratteristiche – continua il presidente Cospal – che il nostro personale tecnico, una ventina di persone, è stato in grado di mettere in campo, grazie a una preparazione altamente specializzata e unica nel suo genere». «Professionalità - aggiunge - che li ritroviamo anche in aziende fornitrici del territorio con cui collaboriamo».

In nave e in aereo vero l’Antardite

Competenze tecniche rintracciabili anche nell’équipe,che conta complessivamente 50 persone, della Carpenteria Colombo, impegnata a 360° in questo progetto: «La precisione dei pezzi e le tolleranze richieste – spiega Paola Colombo la titolare – erano davvero elevati. A ciò si deve aggiungere anche la particolarità di dover produrre una struttura interamente smontabile per il trasporto aereo». Tutta la struttura è partita in nave alla volta della Nuova Zelanda dove è poi stata smontata per il trasporto in aereo verso l’Antartide

È stata dunque un’avventura in tutte le fasi del lavoro dalla progettazione alla consegna di questo radiotelescopio che, con le sue 280 tonnellate di peso, i suoi 20 metri di altezza e una parabola di 10 metri di diametro, ha contribuito ad una storica impresa: «Non sapevamo che i nostri prodotti sarebbero stati utilizzati per una simile ricerca - ha commentato Giuliano Rota Martir, a.d . di Cospal - ed è stata una grande emozione scoprirlo». Tanta, in effetti, la commozione: «Eravamo emozionati già dal primo momento in cui abbiamo ricevuto quest’ordine, figuriamoci ora – ha commentato Paola Colombo -, sapendo di aver contribuito ad una grande scoperta». A sottolinearlo anche Loris Rota Martir: «Sotto il profilo personale c’è la soddisfazione non solo di interloquire con la comunità scientifica mondiale, ma anche di progettare strumenti che contribuiscono ad una ricerca scientifica di altissimo livello».

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