Ama e il Festival dell’italianità

Il commento. Manca la serata finale, ma possiamo già dire che la formula Amadeus anche in questo quarto anno ha funzionato alla grande. Il Festival ancora una volta ha catturato l’attenzione di tutti, anche di chi non lo apprezza: la «dittatura» di Ama, come l’ha definita brillantemente Roberto Benigni, ha messo tutti sull’attenti fino a tarda notte.

Critiche se ne possono fare tante, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti: uno spettacolo di queste dimensioni e attrattiva è ormai diventato un vero e proprio fenomeno sociale e non esiste nella tv di altri Paesi. Dentro Amadeus ci ha messo di tutto e in questi quattro anni man mano lo ha arricchito e migliorato facendo tesoro anche degli errori passati. Addirittura ha portato al Festival il presidente della Repubblica, un Sergio Mattarella emozionato da tanto affetto che il pubblico gli ha riservato. Un fiore all’occhiello che rimarrà nella storia. Benigni ha quindi catapultato sul palco la sua allegria e soprattutto la Costituzione. E ha ricordato la tragedia degli esuli istriani e delle Foibe. Ama ha poi schierato sul palco i dinosauri Morandi-Ranieri-Al Bano, i Pooh, Peppino Di Capri, e in gara tanti giovani promesse: vecchi e giovani, generazioni lontane unite nella musica e nel canto. Sono tornati a casa da big i Maneskin, ormai star mondiali, con Tom Morello. Stasera vedremo i Depeche Mode che lanceranno il loro ultimo singolo, uscito il 9 febbraio. E poi ci sono Morandi, Fiorello al dopo Festival, il profilo Istagram di Ama e le co-conduttrici che hanno portato dentro al Festival i loro mondi, fan compresi: Chiara Ferragni, imprenditrice, blogger e influencer più seguita d’Italia; la giornalista Francesca Fagnani del programma Belve; la star della Nazionale di pallavolo Paola Enogu e le sue accuse di razzismo all’Italia; la simpaticissima attrice Chiara Francini. Anche la lettera di Zelensky che verrà letta questa sera è un altro grande colpo e calamiterà - cinicamente - tantissimi curiosi.

Insomma, sembra un’opera d’arte questo Sanremo, in grado di attirare milioni di persone di qualsiasi età e di qualsiasi estrazione sociale, tanto che a questo punto potrebbe chiedere la nomina a patrimonio dell’umanità. Dell’italianità lo è già. È infatti lo specchio fedele di vizi e virtù del nostro Paese: ci sono la musica, l’ingegno, l’arte, la cultura, lo sport, le parolacce e la cinica trasgressione del comico Angelo Duro, la pazzia nella versione quest’anno di Blanco che distrugge i fiori sul palco, la polemica pre festival su Zelensky, il quotidiano scontro tra i politici su cosa fa o deve fare il Festival. Tutto fa share ed è questa la carta vincente di Amadeus e della Rai. I momenti noiosi non sono mancati, naturalmente. Ha colpito, ad esempio, la mancanza di ritmo nei monologhi di Chiara Ferragni e di Francesca Fagnani. Il lancio delle fiction da parte della Rai è stato eccessivo (ma lì la Rai è vittima della necessità dell’autopromozione). E poi alcuni brani e testi di bassa qualità che spingevano davvero a cambiare canale.

Amadeus ha fatto invece un gran lavoro con le canzoni: da una parte si è assicurato la presenza di big del calibro di Mengoni, Ultimo, Giorgia, tra i cantanti che si giocano la vittoria; e dall’altra ha inserito giovani come Madame, Tananai (arrivato ultimo l’anno scorso), Lazza, Elodie amati dai ragazzi. E poi ha scovato la sorpresa Mr Rain e ha anche convinto i Cugini di Campagna a salire sul palco. C’è da dire che, sotto il profilo musicale, il Festival con Amadeus si è subito aggiornato ai tempi: negli ultimi tre anni hanno vinto Diodato, Mahmood e i Maneskin, insomma, la modernità pop.

Di questo Festival resteranno sicuramente i primi 30 minuti : Mattarella e lo show di Roberto Benigni. Quelle suscitate dal regista e attore sono state le risate più sincere e spensierate dell’intero Festival. La parola felicità con cui ha esordito ha lanciato subito la vera sfida di Sanremo: cinque giorni di canzoni, spettacolo e spensieratezza per fare dimenticare per qualche ora i mille problemi che ognuno ha. E di dimenticare anche solo per un attimo gli orrori che in questo periodo affliggono il mondo, dalla guerra in Ucraina al terribile sisma di Turchia e Siria, ce n’è davvero bisogno.

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