Btp Italia, un successo
Credito al nostro Paese

Una notizia incoraggiante, un segnale di ottimismo: i risparmiatori hanno partecipato ampiamente al collocamento del nuovo Btp Italia sottoscrivendo quasi 14 miliardi di titoli. Si tratta di uno strumento appetibile, simile ad altri già lanciati dal Tesoro, che offre una buona cedola, un premio per il mantenimento fino alla scadenza e la protezione dall’inflazione. Il successo era quindi prevedibile, visto che offrono un rendimento leggermente migliore rispetto a quelli comparabili, ma non prospettano certo guadagni mirabolanti. Questo ci porta a credere che fra le motivazioni dei risparmiatori ci siano anche fattori non strettamente economici, specialmente la volontà di dare un sostegno al proprio Paese in un momento così difficile. Per carità, non c’è nulla di eroico nel sottoscrivere un titolo con un buon rendimento, ma vuol dire dare credito in senso letterale e in senso figurato. Ecco perché anche con una scelta monetaria si può lanciare un segnale positivo. Anzi, il segnale è duplice: verso l’Italia e verso l’Europa.

I risparmiatori che hanno acquistato così ampiamente il nuovo titolo dimostrano di credere nella tenuta delle nostre istituzioni, prima ancora che nella solidità del debito pubblico. Già, perché la solidità delle istituzioni, della democrazia, del funzionamento dello Stato è il presupposto della solvibilità del debito. Se credi nella capacità di rimborso di un debitore sovrano, vuol dire che ritieni che il suo governo, i governi che si succederanno da qui alla scadenza, sapranno tenere sotto controllo i conti dello Stato, far funzionare o ripartire l’economia, mantenere l’ordine pubblico eccetera. Soprattutto vuol dire che non è in discussione la conservazione dell’assetto democratico, il cui venir meno si porterebbe dietro immediatamente il default del debito pubblico. Qualcuno diceva che i mercati finanziari votano comperando e vendendo i titoli, di una società come di uno Stato. Se questo è vero, vuol dire che gli italiani criticano aspramente i propri governanti, e a buon motivo, ma al di là delle capacità e dei limiti di chi temporaneamente riveste i ruoli di comando, credono complessivamente nella capacità del Paese di reagire e di non perdere il controllo della situazione. Forse, credono che il Paese nel suo insieme sia più forte e più solido del suo governo.

Il secondo segnale riguarda l’Europa. Chi sottoscrive un titolo pluriennale italiano in euro lo fa nella convinzione che non ci sarà alcuna Italexit, cioè che l’Europa non andrà in frantumi e la moneta unica sopravviverà anche a questa difficile prova. Oltre ai risparmiatori che hanno comperato il Btp Italia lo dice anche lo spread rispetto ai titoli tedeschi che, al di là delle oscillazioni anche marcate di queste settimane, non sconta un apprezzabile probabilità di conversione del nostro debito pubblico in lire o in altra valuta diversa dall’euro.

Questa tenuta passa attraverso l’assunzione di responsabilità collettiva che, assente nella prima fase, sembra apparire proprio adesso. Non sappiamo ancora quale forma tecnica assumerà, se il recovery fund o altre forme di compartecipazione al nuovo debito, ma qualcosa si muove e preannuncia passi importanti.

Chissà se i risparmiatori italiani hanno davvero fatto queste analisi prima della loro sottoscrizione. Forse la loro scelta non è frutto di una disamina così approfondita e razionale, ma proprio per questo è ancora più importante, perché vuol dire che scaturisce da una convinzione profonda che non ha bisogno di riscontri tecnici. Per le istituzioni italiane ed europee è una responsabilità ancora più grande quella di non tradire la fiducia che in loro è stata riposta.

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