Burocrazia, serve
buona selezione

In un recente editoriale sul Corriere della Sera Sabino Cassese, prendendo spunto dalle continue lamentele sulle attuali inefficienze della burocrazia ha affermato: «Uno dei modi per dotarsi di una migliore organizzazione pubblica è quello di ampliare le scelte, vagliare le qualità, rispettare il merito, premiare i migliori, in una parola fare concorsi». Sta di fatto che da tempo, nonostante i concorsi siano espressamente previsti da norme costituzionali, molte istituzioni riescano ad evitarli con vari strattagemmi rispetto ai quali si registra una certa acquiescenza da parte della Suprema Corte.

La tesi di Cassese trova autorevole conferma in una significativa esperienza di gestione realizzata da Guido Carli. Quando nel 1960 fu nominato governatore della Banca d’Italia, Carli si rese conto ben presto di trovarsi invischiato in un sistema burocratico farraginoso, non incline ad assumere decisioni, privo di un adeguato spirito critico, non in grado di supportarlo efficacemente e celermente nell’espletamento delle sue complesse funzioni. Gran parte di quel lassismo intellettuale era legato al fatto che le assunzione in Bankitalia avvenivano per «chiamata diretta», privilegiando palesemente le domande corredate da referenze di personaggi di primo piano.

Fu proprio il neo governatore Carli a cambiare il corso della storia interna e indirettamente anche esterna all’istituzione di via Nazionale, istituendo un rigido sistema di selezione per l’assunzione di elementi destinati alla carriera direttiva, attraverso concorsi annuali per titoli (votazione di laurea) ed esami su materie giuridiche ed economiche. La commissione d’esame era formata da eminenti economisti e giuristi ai quali veniva affidato il compito di selezionare ogni anno circa 60 candidati. Superato l’esame, veniva assegnata una borsa di studio di due mesi da svolgere in Banca d’Italia, nel corso della quale erano previsti incontri con i massimi esponenti della Banca. Al termine di questo iter formativo avveniva l’assunzione, che comportava una retribuzione assai gratificante.

L’importante virata meritocratica compiuta da Guido Carli contribuì, in meno di cinque anni, a cambiare radicalmente il volto della Banca, accrescendone la reputazione in campo nazionale e internazionale, grazie all’attività svolta da dirigenti altamente qualificati. Alcuni di questi, negli anni successivi, hanno ricoperto l’incarico di governatore della Banca come Carlo Azeglio Ciampi, Antonio Fazio e, attualmente, Ignazio Visco. Altri, lasciata la Banca, hanno servito egregiamente il Paese e l’Europa, ricoprendo incarichi di alta responsabilità. Ciampi stesso è divenuto presidente del Consiglio e successivamente presidente della Repubblica, Tommaso Padoa Schioppa e Fabrizio Saccomanni, entrambi prematuramente scomparsi, furono ministri del Tesoro, Paolo Savona è stato ministro ed è attualmente presidente di Consob e molti altri hanno ricoperto o ricoprono primarie cariche istituzionali.

C’è dunque da chiedersi come mai le scelte illuminate compiute da Carli non siano state seguite negli anni successivi dai governi che si sono succeduti nel Paese, mentre da più parti veniva ripetutamente evidenziata la preoccupante inefficienza della pubblica amministrazione. All’attuale deriva populista, clientelare e di leadership non ha certo aiutato il fatto che negli ultimi 50 anni la durata di ogni governo sia stata mediamente di poco superiore all’anno solare. Ciò a causa di leggi elettorali, prevalentemente di tipo proporzionale, varate a seconda delle esigenze di questo o quel partito, che hanno portato ad alleanze di governo innaturali, destinate a dissolversi di fronte al primo ostacolo. La brevità dei governi ha inoltre alimentato un clima di continua campagna elettorale che sconsiglia sul piano politico tutte quelle riforme che, come nel caso della pubblica amministrazione, coinvolgono milioni di cittadini. Appare meno spiegabile invece, a non voler pensar male, come mai, nonostante sia in vigore da qualche anno una legge per l’elezione dei sindaci che sta dando ottimi risultati sul piano della stabilità, nessuno pensi di trasferire un’esperienza di questo tipo a livello parlamentare.

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