Cosa ci insegna
il voto tedesco

Le elezioni in Sassonia e Brandeburgo nell’Est della Germania registrano un’affermazione del partito della destra nazionalista AfD (Alternativa per la Germania) che segna una svolta nel panorama politico tedesco. I partiti popolari tradizionali Cdu (Unione cristiano-sociale) e Spd (Partito socialdemocratico tedesco) subiscono un calo rispettivamente del 7,4% in Brandeburgo per i cristiano-democratici e del 5,7% per i socialdemocratici. In Sassonia non è andata meglio: la Cdu perde il 7,3% e la Spd il 4,7%. Ma chi perde più di tutti è Die Linke, la sinistra erede della vecchia Sed della Germania comunista meno 8,5% in Sassonia e meno 7,9% in Brandeburgo.

AfD eredita dai vecchi comunisti la responsabilità di rappresentare la Germania nostalgica, quella che non si è mai riconciliata con l’Ovest, raddoppia i voti in Brandeburgo e passa al 23,6% mentre in Sassonia arriva al 28%. Il malcontento è sicuramente da imputarsi al calo demografico che vede spopolarsi la parte orientale del Paese. Giovani che si spostano nella vecchia Repubblica federale della Renania perché non trovano adeguata occupazione. Negli ultimi anni si sono creati posti di lavoro ma non sufficienti per offrire garanzie per il futuro.

Le miniere di carbone che da sempre sono state l’asse portante dello sviluppo industriale vengono ora chiuse. Si vuole investire nelle energie rinnovabili ma il percorso è lungo mentre cresce l’insicurezza. Non a caso la parola d’ordine vincente è stata «Vollende die Wende» (completa la svolta) lasciando intendere che la caduta del Muro del 1989 va portata a termine e che la Linke, che questo mondo rappresentava, si è imborghesita ed è diventata parte del sistema. Non a caso dalle rilevazioni demoscopiche risulta che per il 99% degli elettori ha senso votare per AfD perché in quel partito si può dibattere di temi che nelle altre formazioni politiche sono esclusi. Anche per il 60% di chi vota ancora i partiti tradizionali risulta difficile imporre il dibattito su argomenti che non siano di gradimento della dirigenza. Col che si fa strada la convinzione che il sistema politico tradizionale non è più affidabile perché tace. E lo fa su temi che sono cari ai cittadini, quantomeno a quelli scontenti, quali l’identità nazionale e regionale. L’Europa e il mondo occidentale nel suo complesso vivono una fase di passaggio dallo sviluppo industriale a quello di economia sostenibile unito ad una forte presenza della tecnologia. E questa espansione del digitale va a toccare anche la vita quotidiana dei soggetti, ne modifica i comportamenti ed al contempo mette in crisi i valori tradizionali soprattutto in società come all’Est dove l’integrazione con i valori occidentali non è mai pienamente riuscita.

L’individualismo che segna lo sviluppo capitalistico viene visto con sospetto in una società che privilegia da sempre la solidarietà e non ha paura di provare nostalgia per i tempi della Ddr, quando lo Stato era onnipresente e garantiva a tutti il minimo indispensabile. In queste fasi di transizione chi è più svantaggiato è maggiormente tentato dal passato perché il futuro appare problematico. E questo spiega anche perché molti cittadini che prima non votavano ora si sono mossi nella convinzione che un voto di protesta sarebbe stato migliore dell’astensione. È un salto qualitativo che ha permesso ad AfD di porsi come difensore degli interessi di chi finora vedeva la politica come qualcosa di estraneo. Ma non tutto è AfD. I Verdi crescono del 2,9% in Sassonia e del 4,6% in Brandeburgo. È la borghesia del nuovo ceto medio e esprime le esigenze di chi in questi mutamenti globali gliel’ha fatta. È in atto una polarizzazione nello schieramento politico e la Germania non fa eccezione.

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