Educazione civica
e spirito critico

È giunto ad approvazione in Parlamento un progetto di legge che nasce dalla confluenza di una pluralità di iniziative, tra cui quella popolare, e che introduce l’insegnamento trasversale dell’educazione civica nei diversi cicli dell’istruzione. Il traguardo è storico, anche se l’esito appare modesto: si prospetta un’ora settimanale di lezione, peraltro non un’ora aggiuntiva al monte ore complessivo, e per di più senza risorse aggiuntive. L’insegnamento avrà una sua valutazione autonoma in pagella. Il rischio, non remoto, è che il tutto, si risolva con una traduzione minimalista o perfino con uno svuotamento pratico dell’insegnamento.

Un ulteriore elemento di perplessità sorge se si guarda all’ampiezza delle tematiche che l’insegnamento potrà affrontare e che spaziano dalla Costituzione italiana all’educazione digitale, passando per le varie dimensioni dell’educazione civica. Un panorama così vasto può risultare disorientante. E tuttavia l’articolo 1 del ddl indica principi che dovrebbero orientare l’attuazione: anzitutto l’obiettivo della formazione di «cittadini responsabili e attivi» e della promozione della «partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità»; e poi la sottolineatura prioritaria della «conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione europea». L’articolo 4 chiarisce che «a fondamento dell’insegnamento dell’educazione civica è posta la conoscenza della Costituzione». È dunque nella cornice della Costituzione che si dovranno sviluppare i differenti interventi formativi, sulle istituzioni regionali, locali, sulle politiche ambientali, ecc…Le linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica che il ministero dovrà emanare si incaricheranno, nel rispetto di questi principi, di specificare obiettivi di apprendimento, graduandoli per livello di istruzione.

L’insegnamento dell’educazione civica è affidato, anche in contitolarità, a docenti della classe (presumibilmente di area storico-geografica) e, per il secondo ciclo, a docenti delle discipline giuridiche ed economiche. Apprezzabile è l’intento – richiamato dalla legge - di costruire, attorno a questo insegnamento, una rete con il territorio e con le famiglie. È infatti prevedibile che, dopo anni di svilimento, non sia pacificamente riconosciuta alla scuola la legittimazione a toccare temi delicati (l’educazione alla cittadinanza) su cui, spesso a torto, le famiglie ritengono di dover esercitare il monopolio educativo.

Si tratta di un punto di partenza, non privo di rischi e modesto, e ciò nondimeno di una novità positiva e di un’occasione preziosa. L’approvazione della legge potrà – si spera - rimuovere qualche inibizione, che può essersi insinuata in qualche insegnante, anche alla luce di recenti fatti di cronaca, ad affrontare, con rigore e apertura critica, temi di educazione alla cittadinanza. Il coordinatore dell’insegnamento dovrà interpretare il suo ruolo in chiave promozionale e non di normalizzazione o di incasellamento delle iniziative formative. La trasversalità è un obiettivo che ha, nelle ore di educazione civica, un contenitore minimo, non un recinto nel quale esaurirsi. Il disegno dei nostri costituenti di una democrazia fondata sul lavoro interpreta infatti la democrazia stessa come una forma di vita e cioè come la partecipazione feriale dei cittadini alla costruzione della convivenza. Come scriveva il grande pedagogista J. Dewey, «una democrazia è qualcosa di più di una forma di governo. È prima di tutto un tipo di vita associata, di esperienza continuamente comunicata» e ha bisogno di un’educazione idonea. La Costituzione entra finalmente nella scuola. L’auspicio è che si faccia spazio e che diventi, al di là delle limitazioni e perfino delle intenzioni, uno strumento di incoraggiamento alla partecipazione e allo spirito critico.

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