Futuro solidale
dopo tanto male

Dopo settimane cariche di tensioni, spiragli di luce e non poche sconfitte, mentre ci apprestiamo a riprendere un cammino tutto da scrivere e dal finale sconosciuto, diventa vitale riflettere sulle nuove condizioni politiche, economiche e sociali determinate dall’evento pandemico. Colpisce, anzitutto, che dopo anni di austerità e di tagli della spesa pubblica, ci si ritrovi finalmente con un’Europa che, nonostante qualche resistenza, si apra a soluzioni più solidali. Molte cose, infatti, sono cambiate. Sono stati messi temporaneamente in soffitta il Patto di Stabilità e il superamento del 3% del rapporto Deficit/Pil. Con il «Quantitative easing» è stato consentito alla Bce di avere un occhio di riguardo per i Paesi più indebitati.

A breve saranno disponibili miliardi di euro, attraverso un debito comune realizzato mediante l’emissione di titoli (Coronabond?) garantiti da tutti i Paesi europei. Serviranno a riparare i molti danni che lo choc di domanda e offerta ha prodotto all’economia e, soprattutto, a finanziare una nuova fase di sviluppo sostenibile. Intanto, in attesa dei fondi, è molto importante che il nostro Paese inizi a elaborare programmi d’investimenti indirizzati a estendere la rete infrastrutturale in tutte le aree del Paese, a prevenire i ricorrenti danni territoriali provocati da terremoti, inondazioni e dissesti di vario genere, a creare un’efficiente organizzazione sanitaria a livello territoriale e a far crescere cultura e ricerca. Una grande attenzione dovrà essere riservata all’ammodernamento dei mezzi a tutela dell’ambiente, abbattendo inquinamento e congestione territoriale che in qualche misura pare abbiano influito anche sulla diffusione del virus. Il lockdown di marzo e aprile, con la scomparsa dello smog, ci ha restituito un’atmosfera tersa, pulita, inimmaginabile al Nord, mentre le piazze e le vie deserte hanno ancor più evidenziato le immense bellezze del nostro Paese.

In questi mesi abbiamo anche avuto l’impressione di vivere in un contesto sociale più coeso e disciplinato. Abbiamo assistito a straordinarie prove di sacrificio e coraggio di infermieri, medici ospedalieri, medici di base, e poi tanti volontari che con la loro commovente disponibilità hanno reso possibile a molti di stare in casa evitando la diffusione del contagio. Questo clima di solidarietà ha creato anche migliori rapporti tra cittadini e immigrati, molti dei quali hanno reso vari servizi agli anziani, ponendo l’attenzione sulla necessità dell’attivazione di più celeri processi di regolarizzazione di chi lo meriti e abbia i requisiti.

Il governo, pur tra gravi errori e imbarazzanti improvvisazioni, ha fatto la propria parte con assoluta dedizione istituzionale. Non così la politica nel suo complesso, dimostratasi incapace di accompagnare il nostro Paese in una fase così terribilmente inedita rinunciando, almeno per una volta, a stucchevoli teatrini irresponsabili e propagandistici.

L’auspicio è che tutto questo inaudito affaticamento sociale planetario con cui conviviamo dalla comparsa del virus generi un’umanità migliore. Nessun Paese può salvarsi da solo e ciò spiega la presa di coscienza collettiva in Europa della necessità di dare una svolta attraverso soluzioni solidali che siano in grado di realizzare, passo dopo passo, il sogno di quell’Europa democratica e federale voluta dai padri fondatori. Il nostro Paese, dopo il lockdown, ha dato inizio alla graduale sia pur circospetta ripresa delle varie attività, al momento non sempre adeguatamente sostenuta da necessari ed urgenti interventi governativi.

Incoraggia il fatto che molti imprenditori e commercianti si siano dati da fare per raggiungere questo obiettivo, evidenziando oltremodo come non manchino professionalità, risorse intellettuali ed energie per risorgere. Emblematico l’esempio che ci è venuto dalla ricostruzione del ponte Morandi: superamento di ogni ostacolo burocratico; straordinarie capacità di una grande azienda Italiana di costruzioni, la Impregilo-Salini attiva in 50 Paesi del mondo; generosità e impareggiabile competenza di un architetto come Renzo Piano. Ecco perché il ponte è stato ricostruito a tempo record e questo dovrà continuare ad essere lo «stile della casa» di un Paese che può guardare lontano.

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