Gentiloni in Europa
Un aiuto per l’Italia

Lunedì 9 settembre il premier Giuseppe Conte ha incassato una doppia fiducia. La prima è stata quella ottenuta al Senato dal suo governo, la seconda, meno importante ma non certo trascurabile, è stata la nomina di Paolo Gentiloni agli Affari economici europei. Per capire quanto ci sarà utile questa nomina bisogna ricordare che ministro dell’Economia del Conte bis è Roberto Gualtieri, compagno di partito di Gentiloni, uno dei principali esperti del Pd in materia economica e soprattutto, per lungo tempo, presidente della Commissione Affari economici del Parlamento europeo, universalmente apprezzato e stimato dai parlamentari di Strasburgo, anche da quelli dell’opposizione.

Ora, non è difficile prevedere che questo combinato disposto – Gualtieri a Roma e Gentiloni a Bruxelles – produrrà, almeno nell’immediato, buoni frutti. Quando si tratterà di mettere a punto la manovra economica, il filo diretto tra i due permetterà di procedere più ragionevolmente e speditamente. E se già il ministro Luigi Tria, che faceva parte di un governo in odore di euroscetticismo, è riuscito a produrre il mezzo miracolo di impedire la procedura di infrazione, chissà cosa riusciremo a fare in questa situazione favorevole di sintonia e collaborazione. Lo ha detto anche Conte: «Gentiloni sarà un importante presidio per il nostro Paese».

Tanto è vero che l’ex cancelliere austriaco Sebastian Kurz, leader del partito popolare del Paese subodorando senza tanta fatica quel che sta per accadere, ha avvertito: «Non pagheremo i debiti dell’Italia». Kurz ha ragione: l’Europa non pagherà i debiti dell’Italia. Ma senza dubbio contribuirà a renderli più accettabili e soprattutto a rendere il deficit più elastico, in linea con i tempi cupi che stiamo vivendo e le contromisure da adottare.

Del resto a Bruxelles il clima è cambiato e si parla di misure espansive, a cominciare dalla revisione di quel Patto di stabilità che forse ha impedito che l’Europa scivolasse nell’inflazione a doppio zero ma certo ha prodotto in molti Stati membri milioni di disoccupati (va anche detto che la Bce come contromisura immette liquidità nell’Eurozona da anni per rilanciare gli investimenti). Per capire quanto stia cambiando il clima, basta leggere il suggestivo articolo pubblicato in questi giorni sul Financial Times, il quotidiano finanziario europeo per eccellenza, dall’economista Moritz Kraemer. Sostiene che è venuto il momento di «tirare fuori l’elicottero dall’hangar» per lanciare sull’Europa valanghe di mazzette di euro. Fuor di metafora, significa che i cittadini europei dovrebbero essere dotati di una certa quantità di denaro «cash» per riattivare i consumi e riavviare il circolo virtuoso consumi-produzione-lavoro. Quella dell’«helicopter money» che mette in tasca dei consumatori denaro è una vecchia allegoria inventata da Milton Friedman e ripresa dall’ex governatore della Federal Reserve Ben Bernanke. Kraemer fa anche una stima del denaro che occorre per dotare di 200 dollari al mese (a scalare fino a diventare 120 man mano che sale l’inflazione) i 275 milioni di cittadini europei adulti: circa 908 miliardi di euro, l’8% del Pil dell’Unione. In cambio, asserisce l’editorialista, il Prodotto interno lordo crescerebbe dello 0,6%. L’operazione andrebbe avanti fino a quando l’inflazione si mantenesse sotto il 2%, obiettivo principe dello statuto della Banca centrale europea, considerato ottimale per la ripresa economica.

Sarà anche una suggestiva provocazione, ma è questo il mutato contesto economico europeo in cui si muoverà il duo italiano Gualtieri-Gentiloni. Sempre che la furiosa crisi mondiale che si è abbattuta sull’Europa e sull’Occidente non peggiori. In quel caso non ci sarà politica monetaria o revisione del Patto di stabilità che tenga.

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