Il sistema produttivo
va reso moderno

Intervenire per mitigare in modo sensibile gli squilibri economici è uno degli obiettivi principali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, così da mettere il nostro Paese in condizione di tenere il passo con gli altri Paesi europei. Tra questi squilibri il più pesante è ad oggi rappresentato dall’andamento della produttività, molto più lenta in Italia che nel resto d’Europa. Nella premessa del Piano è evidenziato che «dal 1999 al 2019, il Pil per ora lavorata in Italia è cresciuto del 4,2%, mentre in Francia e Germania è aumentato rispettivamente del 21,2% e del 21,3%. La produttività totale dei fattori, un indicatore che misura il grado di efficienza complessiva di un’economia, è diminuita del 6,2% tra il 2001 e il 2019, a fronte di un generale aumento a livello europeo».

Troppi sono stati fino ad ora i ritardi e le incapacità di cogliere le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale sul piano dei vantaggi competitivi e, soprattutto, della riduzione dei costi. Un’evidente fatica attuativa dovuta soprattutto alla presenza di piccole e medie imprese che rappresentano circa il 90% del sistema produttivo. Alle stesse va riconosciuto di essere state le artefici dello sviluppo economico nazionale per oltre trent’anni, dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Tuttavia, dagli inizi degli anni ’90 con l’avvento della globalizzazione, molte di queste aziende non sono state in grado di modificare e ottimizzare la loro efficienza e di mantenere un adeguato livello di competitività. La conferma è arrivata dagli studi e dalle ricorrenti analisi condotte da Confindustria, che hanno collegato il forte ritardo nella diffusione delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (Itc) alla particolare struttura industriale italiana. Queste analisi mostrano anche che ad una maggiore dimensione operativa è associata sia una più alta propensione all’attività di ricerca e innovazione e un più alto livello di produttività, sia una relazione positiva tra i volumi di esportazione, il numero di Paesi serviti e la presenza in aree geografiche ad alto tasso di sviluppo. Emerge, anche, come le aziende di maggiori dimensioni risultino più attraenti per i lavoratori con più elevati livelli di professionalità e presentino modalità di organizzazione e gestione più efficienti e innovative.

Ecco perché va assolutamente colta l’occasione fornita dai fondi del Next Generation Ue per programmare un’incisiva ristrutturazione del sistema produttivo. Il punto di partenza dovrà essere rappresentato da una puntuale selezione delle imprese, per concentrare le risorse e gli sforzi organizzativi e imprenditoriali su quelle che mostrano maggiore possibilità di sviluppo nel medio e lungo termine. Allo stesso tempo, dovrà essere agevolata l’uscita dal mercato delle aziende che non offrono adeguate prospettive, attraverso procedure concorsuali snelle ed efficaci dal punto di vista dei costi. La selezione non potrà e non dovrà essere affidata alle sole logiche del libero mercato, ma dovrà essere ispirata e guidata dal governo che dovrà cercare un efficace interlocutore nelle banche. Queste ultime dispongono, infatti, di tutti gli elementi necessari per favorire un accurato processo di selezione. Alle stesse banche, in molti casi, potrà essere assegnata una parte delle risorse pubbliche da destinare alle imprese che hanno prospettive di sviluppo della loro attività. È evidente che dovranno essere governati adeguatamente anche gli effetti di spiazzamento occupazionale che conseguiranno a tale ineluttabile processo di rinnovamento del sistema produttivo mantenendo innanzitutto il sostegno a chi perde il lavoro.

Si renderà necessario anche porre in essere programmi di formazione in grado di agevolare il ricollocamento professionale. Allo stesso tempo dovranno essere individuate opportune incentivazioni finanziarie e fiscali per quelle aziende che saranno impegnate ad accompagnare i lavoratori in tali delicati processi di riqualificazione. È questo il momento propizio, mentre si avvertono i primi segnali di ripresa dell’economia, per rilanciare il nostro sistema produttivo. Un’occasione unica che non va assolutamente persa.

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