Italia, cerniera
ambita d’Europa

La sovranità di uno Stato è come l’aria. Ci si accorge che è importante quando comincia a scarseggiare. La Bce detiene un terzo del debito italiano. La Banca centrale europea eroga nel 2020-2021 al nostro Paese più finanziamenti di quanto consentiti dalla quota di partecipazione al capitale della Banca di Francoforte. La conseguenza sono bassi tassi di interesse sui titoli di Stato. Ecco la precondizione che permette al Paese di non fare bancarotta e di non percepire la mancanza di ossigeno. Quanto dura non si sa perché le decisioni si prendono a Francoforte e non a Roma.

Il Giappone ha un debito pubblico superiore a quello italiano ma è completamente collocato presso istituzioni e cittadini nipponici. Non deve guardare né a New York né a Francoforte. L’Italia non è un Paese sovrano.

Tutti in Europa demandiamo la nostra difesa esterna alla buona volontà dell’America. Gli Stati Uniti sono la potenza egemone e i destini d’Europa sono legati al soldato e all’armamento americano. La Russia lo sa e si rivolge direttamente a Washington al punto che alle trattative sull’Ucraina gli europei non ci sono. Eppure se guerra dovesse essere i primi a subirne le conseguenze sarebbero i Paesi europei, Polonia e Germania in testa. Ecco perché il tema Europa a Berlino è sempre caldo. La Germania pur sotto frusta americana gode di un’egemonia ma è di tipo economico. Per fare il salto ha bisogno di una massa d’urto che solo il continente europeo può offrire. L’Europa orientale è di fatto un terminale dell’economia tedesca. In questi Paesi il 25% della popolazione studia la lingua di Goethe. I Paesi scandinavi mantengono legami storici con il mondo anglosassone ma guardano a Berlino con simpatia. Questo è il blocco tedesco che ha fatto funzionare l’Unione Europea nei 16 anni di Angela Merkel. Parigi dà una mano e ottiene come compensazione la condivisione. Fa il suo gioco, controlla il potente vicino e lo mette a bastone sull’unico campo consentito: quello politico.

La parte d’Europa non compatibile ad un’assimilazione è il Sud, i Paesi mediterranei. Troppo estranei per cultura e costumi per accettare un’omologazione nordica. L’Italia li rappresenta tutti. Porta al suo interno la divisione tra Nord e Sud del continente e simboleggia in una sola entità nazionale il ritardo economico e sociale e lo sviluppo. Diventa quindi la cerniera del continente. La Francia che capisce la portata strategica del ruolo italiano dal tempo dell’ex presidente Sarkozy si impegna a coglierne i frutti. Prima con l’intervento in Libia e poi con la sua definitiva affermazione in Cirenaica a fianco del generale Haftar. Il tutto a danno degli interessi italiani. È seguita la campagna acquisti nello stivale valutata oltre 50 miliardi. Senza contare la presenza di Vincent Bolloré in Mediobanca e quindi i riflessi di interessi francesi sulla cassaforte del Paese Italia, cioè le Generali, oltre che in Tim. Una presenza sfacciata. A Parigi sanno che chi ha l’Italia di fatto conquista l’Europa. In Italia si fa fatica a capire. L’Unione Europea non è solo luogo di ideali ma un forum comune dove ognuno deve perseguire i propri interessi nazionali. Quello che Francia e Germania hanno fatto in questi anni e che l’Italia ha subito, preda di un ingiustificato senso di inferiorità. Non sono i soldi a far ricco un Paese così come non sono i debiti a farne uno schiavo.

Tutto dipende dalla capacità di imporre le proprie ragioni. Il governo Draghi ha iniziato a farlo. L’Europa è il nostro destino ma va conquistato con lotta. Per chi non l’avesse capito è questa la parola che segna il percorso delle nazioni nell’era post Covid.

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