La Brebemi porta frutti
ora la semina continui

È ben difficile restare indifferenti ai numeri di successo di una storia partita solo ventiquattro anni fa in un garage, come nella migliore tradizione del pionierismo imprenditoriale a stelle e strisce, e ufficialmente approdata ieri in Bergamasca con il taglio del nastro della base di Casirate d’Adda. Nel 1995, un anno dopo la nascita, Amazon contava solo sei persone: il fondatore Jeff Bezos e cinque dipendenti. Oggi ne ha 540 mila nel mondo, 5.200 solo in Italia. Gli esordi dell’allora start up delle vendite on line non avevano l’immagine pulita, ordinata, efficiente e per certi versi «divertente» dei magazzini di oggi. Non a caso, ogni volta che presenta la storia del gigante di Seattle, il responsabile di Amazon transportation services per il Sud Europa, Tareq Rajjal, ormai di casa a Bergamo, ci tiene molto a che i suoi ascoltatori si imprimano nella memoria la fotografia del primo magazzino, condita da una buona dose di disordine e senso di precarietà.

Come si dice, ne è passata di acqua sotto i ponti. La start up è diventata colosso, con la filosofia del «Day 1»: ogni giorno è il primo giorno e si può fare sempre qualcosa di meglio. Day by day, giorno dopo giorno, oggi Amazon spedisce milioni di prodotti in 185 Paesi e ha messo casa anche nella nostra provincia. Solo sette anni fa, ancora tramortiti dalle centinaia di posti di lavoro persi anche da noi per la crisi, si guardava, non senza un pizzico d’invidia, al primo investimento Amazon in Italia: il centro logistico di Castel San Giovanni (Piacenza). Poteva sembrare un’occasione persa per altri territori. Non è stato così. Oggi l’internet company ha diciassette sedi in Italia, fra centri logistici, depositi, uffici, call center e il sito di smistamento di Casirate, per un investimento complessivo di 1,6 miliardi dal 2011 a oggi. Nella Bassa, in via Rossini, là dove fino a un anno fa circa c’era prato, ora ci sono 34 mila metri quadri di capannoni e, chiusi i festeggiamenti, almeno due aspetti da sottolineare.

L’insediamento è a due minuti dal casello «Treviglio» della A35, la Brebemi, quell’autostrada magari ancora un filo più cara e meno utilizzata della media, ma senza dubbio prova concreta di una convergenza lungimirante di volontà istituzionali che ha aperto alla pianura nuove prospettive. Una è Amazon: 400 posti di lavoro in tre anni, di cui cento già attivi, all’insegna del motto «Together we will work hard, have fun, make history» (insieme lavoreremo sodo, ci divertiremo, faremo la storia) che accoglie all’ingresso. E non può essere finita qui. Deve continuare la tensione e l’attenzione del territorio a raccogliere le opportunità di aziende che vogliono investire, presentandosi all’altezza delle risposte che vengono richieste, come è successo a Casirate. Così come deve continuare la capacità delle istituzioni di progettare e realizzare sistemi di mobilità in grado di far viaggiare bene la seconda provincia manifatturiera d’Europa altrimenti, come è stato detto ieri, non ci sarà Industria 4.0 che tenga se poi le merci prodotte con le tecnologie più sofisticate restano ferme ore su una striscia d’asfalto. Da più parti s’invoca come prioritario un collegamento più scorrevole dell’attuale fra Bergamo e Treviglio, da declinare nelle sue scelte politiche e negli aspetti tecnici. Non vanno dimenticati, anche in ottica sostenibile, i trasporti ferroviari: sul tappeto ci sono i binari per l’aeroporto di Orio al Serio, oltre alle pene quotidiane dei pendolari. In attesa di semaforo verde ci sono pure scalo merci e interporto, ammesso che siamo ancora a tempo a non perdere il treno. Snodi chiari, e non da oggi: sarebbe auspicabile arrivare a convergenze operative in tempi brevi, per poterne raccogliere fra qualche anno i frutti, come avviene ora con la Brebemi.

La seconda considerazione riguarda le cosiddette infrastrutture immateriali. «Abbiamo bisogno di Università e scuole», ha detto ieri Rajjal. Musica per le orecchie, tanto più che si parla di un settore, come la logistica, a volte poco abituato ad alti standard di «produzione» e organizzazione. Ma Amazon, che ci ha insegnato un modo nuovo di comprare, ci sta aprendo nuovi scenari anche in altre direzioni. Per un gigante che ogni anno sforna centinaia e centinaia di brevetti, ingegneri e tecnici sono importanti pure in uno degli ultimi anelli della catena e non c’è da dubitare che Università e istituti tecnici sapranno raccogliere la sfida. Un ultimo flash: il punto che rischia di rimanere dolente è il rapporto con il commercio tradizionale. La velocità e la comodità di una consegna a domicilio non potranno mai essere cancellate da barricate che guardano al passato. Così come entrare in un negozio per vedere, toccare, provare e scegliere vestiti, scarpe, tazzine o quant’altro e fare due chiacchiere con il commerciante resterà un piacere che nessun click potrà mai sostituire. Si tratterà di arrivare al giusto equilibrio e la soluzione, ancora una volta, non sarà fermare il nuovo che avanza, ma aiutare il «vecchio» a sostenere il confronto forte della propria unicità.

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