La nuova inflazione da prodotti e da domanda

IL COMMENTO. Dopo trent’anni di prezzi bassi, a partire dall’estate del 2021 le famiglie italiane stanno vivendo un periodo di iper inflazione che si traduce in un carovita sempre meno sopportabile. Rincarano i beni di prima necessità come pasta, pane, zucchero, latte e uova, così come le consumazioni al bar e ai ristoranti. Anche le vacanze diventano più onerose per l’aumento dei prezzi negli alberghi e nei voli. Si è calcolato che circa 9 milioni di italiani hanno rinunciato alle ferie o le hanno ridotte.

Come si è arrivati a questo punto è complesso da ricostruire. Secondo alcuni autorevoli analisti e tecnici europei, in una prima fase ha inciso sull’aumento dei prezzi la vivace ripresa della domanda del periodo post pandemico, i vincoli delle catene globali di fornitura e il fortissimo rincaro delle materie prime energetiche, aggravato dalla guerra in Ucraina. In una seconda fase il prezzo delle materie prime è calato, il gas ha raggiunto i minimi dal 2021 ed è sceso anche il prezzo del petrolio ma nonostante la presenza di uno scenario così diverso dal primo l’inflazione non è diminuita.

Secondo l’Istat i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona pur rallentando in termini tendenziali sono rimasti ancora elevati. Gli osservatori della grande distribuzione segnalano «aumenti record del pane, in un anno salito del 32%, del riso al 33%, dello zucchero al 23%, dei pomodori al 22%». A sua volta, Altroconsumo evidenzia che «a giugno i voli nazionali hanno registrato un incremento del 44% sul 2022, mentre i treni del 13%, che i pedaggi sono cresciuti del 3% e i costi negli stabilimenti balneari del 5%». Analizzando questa situazione presente in tutti i Paesi europei, alcuni autorevoli economisti sono giunti alla conclusione che il permanere di una elevata inflazione sia legata, in gran parte, a manovre speculative da parte delle imprese. In particolare, un’inchiesta di «Le Monde» - condotta da Philippe Escande, che ha trovato qualche consenso anche da parte della Bce - parla di una nuova «inflazione da prodotti» determinata da una «rivincita silenziosa» delle imprese sui consumatori. La tesi è che«le imprese hanno alzato i listini con l’aumento delle materie prime e non li hanno più abbassati facendo così pagare ai consumatori il recupero sui fatturati persi con la crisi energetica e delle forniture».

In un suo recente intervento sull’inflazione, anche Ferruccio De Bortoli ha condiviso la tesi di Escande sostenendo che «il mercato finanziario premia chi ha margini più elevati il che contribuisce ad alimentare il meccanismo dei prezzi alle stelle dal lato dell’offerta». Va considerato, però, che per una più compiuta analisi del fenomeno inflattivo non possono non essere presi in considerazione altri elementi di indubbio peso. Uno di questi è il tempo perché, come sostenuto da tutte le aziende della distribuzione nell’alimentare, l’abbassamento dei prezzi di produzione a monte impiega mesi per vedersi a valle.

Un secondo elemento importante è rappresentato dal ruolo della domanda che incide sensibilmente sul prezzo di un bene. A tale riguardo viene in aiuto la nota di giugno dell’Istat sull’andamento dell’economia che evidenzia uno «shock di domanda nel primo trimestre del 2023 che ha decisamente contribuito all’aumento dei prezzi». Secondo l’Istituto in questa nuova fase dell’inflazione un ruolo importante lo starebbero giocando «i consumi ripartiti in vari settori, come quello delle automobili, degli affitti, della ristorazione, del trasporto aereo e del carrello della spesa». I primi dati del secondo trimestre parlano di un’inflazione scesa al 6% ma il carrello della spesa resta sempre molto caro (10,4%) tanto da rendere estremamente necessario un accordo con i responsabili della filiera della grande distribuzione per un contenimento dei prezzi soprattutto dei beni alimentari.

Da questi primi dati emerge anche che il Pil cala dello 0,3%, anche in conseguenza della politica monetaria della Bce che ha portato i tassi in undici mesi da zero al 4,25%. Questa azione della Bce, che ha lo scopo di riportare l’inflazione al 2%, non è esente da problemi perché rendendo più cari i prestiti a famiglie e imprese rischia di dare avvio ad una ulter

© RIPRODUZIONE RISERVATA