La partita dei trattori si gioca su più fronti

IL COMMENTO. La guerra dei trattori si gioca su molti fronti. Innanzitutto, tra il governo e gli agricoltori «ribelli». Poi tra questi ultimi e le organizzazioni agricole, peraltro tutte o quasi vicine al governo. Soprattutto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini che si giocano il consenso delle campagne.

Ancora: si gioca tra l’Europa «green» e l’Italia meno convinta di una politica «miope, folle e suicida» (Salvini). Non basta: la disputa è tra il ministro Francesco Lollobrigida, finito in questi giorni nel tritacarne, e il suo collega Giancarlo Giorgetti ma anche tra Giorgetti e il suo stesso partito. Infine: tra il Grande Raccordo Anulare di Roma e il palco di Sanremo della Rai, il massimo possibile di visibilità oggi possibile (ma sbarrato). Da non dimenticare che i tanti gruppi di trattoristi sembrano gelosi gli uni degli altri. Insomma, un gran caos. Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto, il governo di fronte alle proteste che dilagano per le strade e minacciano di invadere le città, si è mosso facendo delle aperture significative (l’opposizione dice: un passo indietro): l’esenzione dall’Irpef agricola - decisa dal governo Renzi nel 2016 - che è stata cancellata quest’anno, verrà ripristinata, ma solo per i redditi più bassi. Poi ci sarà una proroga dell’obbligo di assicurazione dei mezzi agricoli anche non utilizzati. Inoltre, sarà rafforzato il fondo di garanzia per il credito agricolo. E fin qui è ciò può fare il governo italiano, per il resto si promette una decisa azione in Europa e le sue rigide misure green (soprattutto sull’uso dei pesticidi, la rotazione delle colture e la carne coltivata).

Tutto questo Meloni però lo ha detto solo a Coldiretti, Confagricoltura e Cia, che si sono dette soddisfatte e hanno rivendicato la loro rappresentatività (Ettore Prandini: «In questi giorni noi abbiamo coinvolto 40mila coltivatori») ma non a quelli che stanno per strada coi loro trattori. Una parte di questi ultimi («Riscatto agricolo», nemici giurati della Coldiretti ma, pare, vicini alla destra) è stata ricevuta a parte da Lollobrigida per ripetere le stesse assicurazioni, e questo ha fatto ingelosire le altre componenti della protesta.

Questa è la mossa della presidente del Consiglio. Cui risponde immediatamente Salvini: «Bene ma non basta, bisogna fare di più», la rincorsa elettorale tra i due leader e i due partiti dunque continua. Salvini vuole che l’Irpef agricola venga tolta di mezzo per tutti, non solo per chi ha redditi bassi, che è il massimo che Meloni e Lollobrigida possono concedere vista la carenza di fondi. Il problema è che a dire che non ci sono i soldi per rinunciare al gettito fiscale dalle campagne è proprio il ministro dell’Economia Giorgetti, motivo per il quale è Fratelli d’Italia a rinfacciare ai leghisti la decisione: «È stato uno di voi a cancellare l’esenzione». Giorgetti tace.

Nel frattempo si è giocata la partita della visibilità. La Rai, d’accordo col governo, non ritiene opportuno dare ai trattoristi la possibilità che Amadeus aveva promesso («Li invito sul palco») anche perché invitare un gruppo di loro significa scontentare gli altri e tutte insieme le sigle parasindacali sono troppe. Il compromesso lo ha annunciato l’ufficio stampa della tv di Stato ieri sera: Amadeus legge una sintesi di comunicato stampa (il cui testo integrale viene diffuso ai giornalisti). Allo stesso modo solo quattro trattori sono stati fatti entrare a Roma per una manifestazione simbolica. In compenso ieri sera circa 500 automezzi pesanti si sono messi in marcia su una corsia del Grande Raccordo Anulare che circonda Roma. E non è detto che la protesta si esaurisca così…

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