La pillola alle minori
una ferita grave

È una svolta senza alcun dubbio. La decisione di fornire senza alcuna ricetta anche alle minorenni la cosiddetta pillola del giorno viene definita dall’Agenzia italiana del farmaco una scelta per la tutela fisica e psicologica delle adolescenti. Ma è proprio vero? E poi cosa c’entra l’Aifa, il cui ruolo è quello di certificare l’efficacia dei farmaci e per niente affatto di intervenire su questioni non di sua competenza come le valutazioni psicologiche delle adolescenti? Sulla decisione presa nel bel mezzo di un ritorno della pandemia e con l’attenzione sicuramente rivolta altrove si addensano nubi e non da poco. Il ragionamento che ha fatto Aifa riguarda la prevenzione dell’aborto, altro argomento non di sua competenza.

Spiega che aumentando la diffusione della pillola del giorno dopo e facilitandone la reperibilità si evitano aborti, poiché tra le adolescenti i rapporti sessuali a rischio sono diffusi e la contraccezione è in calo. Dunque l’invito della Agenzia è «usare l’accetta» per redimere la questione. La dichiarazione dell’Aifa prosegue con un altro incredibile argomento. Siccome le difficoltà delle giovani madri sono elevate, siccome mancano asili nido è chiaro che portare avanti gravidanze in giovane età è quasi impossibile e allora per evitare aborti diffondiamo la pillola del giorno dopo. E dal momento che la sua efficacia è strettamente collegata al tempo dell’assunzione, per evitare ritardi per cercare un medico che prescriva la ricetta allora aboliamo la ricetta.

Siamo su un terreno totalmente sbagliato. La prevenzione dell’aborto si fa con politiche sociali efficaci e con aiuti alle madri, sposate o no, che abbiamo a cura la salute di tutti e la possibilità di tutti di vivere bene nel nostro Paese. Il ragionamento di Aifa non è degno di un’Agenzia del governo. Un governo deve prevedere politiche di welfare e non diffondere strumenti per recidere alla base i problemi quando si presentano. Se molte adolescenti ricorrono alla pillola del giorno dopo significa che molto non funziona. Non funziona l’educazione sessuale in famiglia, non funziona a scuola, non funziona nei gruppi che frequentano gli adolescenti. C’è poi una diffusa cultura che sdogana qualsiasi desiderio, anche se esso comporta rischi e qualche riflessione. Meglio non per farle le riflessioni tanto c’è la pillola del giorno dopo. È fallita tutta la cultura della contraccezione sulla quale sono stati spesi fiumi di parole e tonnellate di inchiostro. Ma è fallita anche quella cultura del rispetto del proprio corpo, che proprio le donne hanno invocato e giustamente continuano a fare. La decisione di Aifa sdogana la peggior cultura maschilista, quella per cui tanto è sempre colpa della donna, e che i maschi possono comportarsi come credono, secondo quel sistema usa e getta che è il peggio che si possa immaginare riguardo alle persone.

Ma c’è anche altro e qui le preoccupazioni sono di altro tipo, ma non meno gravi. Quando cinque anni fa venne abolita la ricetta per l’acquisto della pillola del giorno dopo per le maggiorenni vi è stata una straordinaria impennata delle vendite con grande gioia di Big-Pharma. Inoltre una delle due industrie che la producono e vendono in Italia (niente nomi per evitare pubblicità) ha raggiunto l’altra sul mercato. Adesso è prevedibile un altro picco. Il Consiglio superiore di sanità aveva spiegato di recente che una corretta e completa informazione è «tanto più rilevante in quelle fasce di età in cui i rapporti sessuali possono prefigurarsi come occasionali». Ma la vendita di contraccettivi è calata del 26% e andava compensata. È il mercato, bellezza.

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