
( foto ansa)
MONDO. Non è il tramonto della Brexit come l’abbiamo conosciuta dal 2016, ma Regno Unito ed Unione europea hanno concordato ora un’ottima piattaforma per le future relazioni bilaterali e hanno definito una quanto mai necessaria «partnership strategica».
In breve, UK e UE sono adesso ancor più alleati di quanto lo fossero in precedenza. I pericoli odierni sono infatti troppo grandi per isolarsi in un mondo diventato tempestoso. È fondamentale stare insieme per fronteggiare meglio le sfide epocali del XXI secolo. Il summit Gran Bretagna-Unione Europea i Londra ha avvicinato con questo «reset» le due sponde della Manica, mettendosi alle spalle il gelo della Brexit. Sul piano dei rapporti bilaterali si sono risolte alcune delle questioni più urgenti, come quella riguardante la pesca, e si sono indicate soluzioni (serve perfezionare gli ultimi dettagli) per la riduzione e per la semplificazione dei controlli di frontiera per prodotti animali e alimentari; per la mobilità giovanile (Londra intende ripartecipare all’Erasmus+, ma Bruxelles chiede la riduzione delle rette universitarie). I britannici potranno poi entrare nell’Ue utilizzando i corridoi dedicati ai cittadini comunitari, evitando le lunghe file alla frontiera. Sotto il profilo industriale Londra torna nel mercato continentale dell’energia elettrica e un’intesa sull’acciaio ha evitato ai produttori d’oltremanica di finire nella tagliola dei dazi UE.
È fondamentale stare insieme per fronteggiare meglio le sfide epocali del XXI secolo. Il summit Gran Bretagna-Unione Europea i Londra ha avvicinato con questo «reset» le due sponde della Manica, mettendosi alle spalle il gelo della Brexit
L’aspetto trainante di questa «svolta storica» - così etichettata sia da Downing Street che dalla Commissione e presidenza Ue - è rappresentato dalla difesa. Bruxelles stringe i legami con il Regno Unito, unica potenza nucleare europea (a parte la Russia) assieme alla Francia. Londra avrà accesso al fondo UE per il riarmo da 150 miliardi di euro. Forze britanniche e dei Ventisette saranno insieme su diversi scenari e potranno così, ad esempio, aiutare meglio l’Ucraina. Come avviene dall’‘800, Londra agisce geopoliticamente nel Vecchio continente per indebolire la Potenza emergente o che rischia di ottenere il predominio in Europa o per limitare il pericolo incombente: prima Francia, poi Germania, oggi Russia. È evidente, di conseguenza, che non si può continuare a litigare con l’Unione Europea - partner naturale del Regno Unito e suo mercato economico di riferimento - in presenza anche della svolta trumpiana negli Stati Uniti. Stati Uniti, non lo si dimentichi, che sono arrivati a minacciare il Canada - a parole il «51° Stato» degli Usa e nei fatti imponendo dazi pesanti - il cui capo dello Stato è pur sempre re Carlo III d’Inghilterra. Che disastro, Donald Trump. E pensare che nella seconda parte del primo mandato del «tycoon» gli ultraconservatori vagheggiavano sulla creazione di un’area atlantica anglo-americana, formata da Regno Unito, Usa e Canada, in funzione anti europea.
I fan del «Remain» di Londra nell’Ue sono oggi in parte delusi, poiché si aspettavano più intraprendenza da parte di Keir Starmer, ma il premier laburista agisce in uno situazione non semplice. Da una parte è costretto a rispettare il responso del referendum del 2016 e dall’altra i tories, in perdita netta di consensi, stanno unendosi in massa al Reform UK di Nigel Farage, uno dei principali responsabili del disastro socio-economico causato dalla Brexit. Amico di Trump, l’istrionico capo dei populisti ultraconservatori di destra continua a soffiare sul fuoco del malcontento delle masse e dei problemi che lui stesso ha provocato. Ecco perché Starmer misura i passi con cautela.
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