La volontà di rinascere
L’Italia migliore per il ponte Morandi

Si è vista l’Italia migliore alla cerimonia di commemorazione delle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi, collassato un anno fa, alla vigilia di Ferragosto. L’Italia che asciuga le sue lacrime, che non si arrende, che vuole rinascere, che chiede giustizia pacatamente ma con grande tenacia. Anche la presenza dei politici è stata capace di affrontare un momento difficile e complicato, abbandonando i toni aspri di queste settimane. La foto simbolica dell’evento di ieri è legata all’abbraccio del capo dello Stato Sergio Mattarella a un’anziana signora distrutta dal dolore: un abbraccio silente commosso, di padre, di autentico rappresentante dello Stato in questi giorni così travagliati.

Ieri Genova ha rappresentato la volontà di rinascere, secondo le parole del sindaco e commissario straordinario Marco Bucci: vuole crescere, si merita delle infrastrutture di primo livello. La città della Lanterna inoltre è unita e sta collaborando. Come ha detto l’arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, in questi giorni «su tutto ha aleggiato la speranza, il credere in un futuro non lontano, e che oggi cominciamo a vedere. La demolizione del rimanente troncone del ponte è stato come il definitivo distacco da un pezzo di storia, ma la città è protesa al futuro, un futuro che, con onestà e determinazione, dobbiamo guardare insieme». Quel ponte deve rinascere «più forte, più solido e aggiornato nella struttura, sotto la guida di menti e di mani sapienti e responsabili».

Ma non c’è solo la volontà di alzare la testa. C’è anche una profonda sete di giustizia che deve essere saziata, come hanno testimoniato i familiari delle vittime. Perché queste morti assurde hanno delle responsabilità omissive e non si possono accettare. Le indagini vanno avanti tra audizioni, interrogatori, memorie depositate in cancelleria. Giustizia e verità aiutano a superare i drammi esistenziali, a farsi una ragione dei fatti, anche se il dolore per queste vicende resta incancellabile, non restituisce le vite umane spezzate da quella tragedia. La politica, specie quella nazionale, non ci aveva evitato giudizi sommari, speculazioni basate su teoremi e illazioni non ancora suffragati da perizie e da prove. Poi, lentamente la politica nazionale è uscita di scena lasciando spazio agli uomini della ricostruzione e della giustizia. Regione, Comune, Protezione civile, Vigili del fuoco, forze dell’ordine, polizia municipale, servizi sociali si sono fatti carico del dopo: evacuare e abbattere le case sottostanti, trovare un alloggio agli sfollati, progettare la ricostruzione di un ponte nuovo: la parte architettonica è stata affidata a Renzo Piano, tra i figli più illustri Genova, conosciuto e stimato in tutto il mondo per le opere realizzate con ingegno e competenza professionale.

E così il giorno 25 giugno 2019, davanti alle autorità locali e a una presenza di cittadini silente, muta e composta si è dato il via all’inizio dei lavori di edificazione del viadotto, con la prima colata di calcestruzzo. Tre giorni dopo ciò che restava del ponte Morandi, due monconi sospesi nel vuoto, è stato definitivamente demolito e rimosso. Il ponte sarà pronto alla fine di aprile del prossimo anno. E sarà un bel giorno non solo per i tenaci genovesi, ma per tutti gli italiani. La delegazione di Autostrade per l’Italia ha abbandonato la cerimonia su richiesta dei familiari delle vittime, senza una sola sillaba di polemica. Ci è sembrato un atto responsabile e rispettoso. Ora la giustizia faccia il suo corso, si spera con la stessa velocità con cui stanno procedendo i lavori del nuovo viadotto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA