L’assunta e quel bisogno di salvezza e redenzione

MONDO. Il giorno di ferragosto la Chiesa celebra ostinatamente la festa di Maria Assunta in cielo. Interrompe il cuore delle ferie con la speranza più grande: una donna vive già la pienezza della redenzione, il fatto che la vita in Dio, dopo la morte, non finisce.

Se anche uno solo della specie umana riesce a fare qualcosa, vuol dire che per tutti questo traguardo diventa possibile: quando Bolt corre i cento metri sotto i 10 secondi, quando Armstrong poggia il piede sulla Luna, quando… il genere umano festeggia «il grande passo per l’umanità» intera. Il sentiero aperto dall’Assunta nella strada a senso unico del vivere ha questa portata: ciò che resta dell’esistenza dopo la resa dei conti della morte non è un di meno, uno spiritello meno ingombrante del corpo e meglio conservabile negli archivi del Paradiso. Maria gode in anticipo il privilegio che i cristiani credono sarà di tutti alla fine della storia: la vita con Dio continua anima e corpo. Il tutto di Dio non prevede niente di meno rispetto al tutto di noi. Ciò è affascinante e vertiginoso al tempo stesso.

Innanzitutto, ricorda che la fede cristiana, nel guardare all’Assunta, deve fare i conti con l’essere «tirata in alto», «presa su» da qualcun altro. Nel raccontare l’avventura della santità e della chiamata a vivere al meglio, non di rado si è calcata la mano sullo sforzo, l’ascesi e la virtù personale. Credenti impavidi, solitari supereroi e stoici paladini della fede. Ma la storia racconta che nessuno si salva da solo, per la sua bravura e i suoi meriti. L’Assunta sta lì, incastonata nel centro della storia della salvezza, a ricordare che la donna più grande del cristianesimo ha avuto bisogno di salvezza e di redenzione. I quadri che dipingono il momento dell’assunzione, immortalano una serie di angeli che spingono la Madonna verso il cielo afferrando i lembi di nuvole pannose, diventate improvvisamente solide. Questa è una differenza importante: Gesù ascende al cielo, lui è il soggetto che agisce. Maria è assunta al cielo, è qualcun altro il protagonista. Dio in mille modi sta «assumendo», «tirando su» il mondo verso il cielo. E lo fa attraverso angeli, attraverso persone, occasioni e gesti che prestano alla sua forza il loro volto, spesso senza nemmeno saperlo. L’Assunta dice dell’importanza di riconoscere ciò che aiuta la nostra vita a stare in alto, già oggi. Ciò che sarà alla fine in pienezza, comincia già oggi a esercitare la sua forza di attrazione.

Poi, l’Assunta dice che il nostro corpo è qualcosa di importante. A volte in modo un po’ banale, un certo modo di parlare di Dio ritiene di dargli onore svalutando le cose corporee a favore della purezza delle cose dello spirito. Ma è sbagliato. Per il nostro Dio, non c’è nulla di più santo del corpo, al punto che nell’incarnazione ne ha preso uno. Che salvezza sarebbe, se perdesse il corpo con cui abbiamo abbracciato le persone a cui abbiamo voluto bene, le mani con cui abbiamo asciugato le lacrime di chi aveva bisogno, gli occhi attraverso cui abbiamo riconosciuto i poveri, i piedi che ci hanno permesso di camminare incontro ai fratelli? L’Assunta, al cielo in anima e corpo, dice che, in qualche modo e in una forma nuova, non sarebbe a misura d’uomo un paradiso senza carne. E ciò vale non solo per il paradiso del domani, quello che fiorirà alla fine di tutto. Vale anche per il paradiso che può essere l’oggi, affidato alla nostra responsabilità di uomini e di donne: oggi, nelle cose più quotidiane, ci sono già tutti gli ingredienti con cui Dio forgia l’eternità. Il fatto che il corpo abbia un destino eterno invita i cristiani a interrogarsi sulla capacità di trascendenza dei loro gesti, su quanto siano capaci già oggi di aprire spiragli di paradiso, attraverso il loro incontrarsi, salutarsi, prendersi cura di qualcuno.

Ancora, l’Assunta dice di una destinazione per il treno della storia. La vita e il mondo vanno verso Dio. Anche in questo orizzonte c’è salvezza e redenzione. Perché dice che la vita finisce. Non è una vita infinita quella che accade sulla terra. Termina, dunque, e questo rattrista. Ma finisce in Dio. E ciò dice che possiamo non essere in balia di una vita indefinita, senza contorni e riferimenti, da vivere a orecchio, un po’ persi nell’improvvisazione del capire come farla girare. L’Assunta mostra già oggi ciò che vale per sempre.

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