L’Atalanta e Gasp, sfida all’ovvio

BERGAMO. Il confronto ha trasformato i dubbi in opportunità e le domande reciproche in soluzioni condivise. L’Atalanta e Gian Piero Gasperini in quattro ore di dialogo serrato hanno trovato l’intesa totale.

Con soddisfazione reciproca e con l’ambizione, condivisa, di restare sulla strada intrapresa nell’autunno del 2016, capace di regalare al mondo Atalanta il ciclo più prestigioso vissuto in 116 anni di storia. Una soddisfazione reciproca così evidente che il contratto in essere sarà anche allungato di un anno. Gasperini - che con il prossimo campionato diventerà il secondo allenatore nella storia del calcio italiano per anni consecutivi in serie A dietro il mitico Trapattoni alla Juve , alla pari con Bagnoli (Verona) ed Herrera (Inter) - firmerà il prolungamento di un anno (fino a giugno 2025) prima di iniziare la nuova stagione.

Chiaro che questo è il modo per sancire la ritrovata sintonia tra il club e il suo tecnico, dopo che le vicende più recenti sembravano mettere in dubbio il futuro condiviso. E invece durante l’incontro decisivo ha prevalso la logica del reciproco interesse, con il buonsenso che ha fatto il resto. L’Atalanta non ha mai vissuto prima le glorie dell’ultimo ciclo, la società è cresciuta in modo enorme, la valorizzazione dei giocatori figlia dei risultati ha portato più di 250 milioni di plusvalenze. In parte reinvestite- è la logica del calcio - per mantenere il club competitivo e per permettere all’allenatore di valorizzare altri talenti. E quindi di arrivare a nuove plusvalenze.

E Gasperini a sua volta non ha mai raggiunto traguardi tanto importanti - tre terzi posti consecutivi in A, i quarti di finale di Champions League, sei qualificazioni Europee in otto stagioni - grazie alla squadra a sua disposizione. Non ha mai goduto così a lungo di mani libere (sul piano calcistico e caratteriale) come gli sono state garantite dal club. E non ha mai ottenuto, Gasperini, neppure il prestigio, la notorietà e gli ingaggi (strameritati, ovviamente) che la gestione Percassi gli ha garantito.

Insomma, si è arrivati fin qui - sette anni di rapporto solido, diciamo con qualche incrinatura solo negli ultimi 18 mesi -con soddisfazione reciproca. E adesso, con una scelta quasi rivoluzionaria rispetto all’ovvio, proprio quando sembravano sempre più vicini i saluti, il fuoco si è riacceso. Portando alla scelta di ricompattarsi per rilanciare una collaborazione finora conveniente per tutti. E che potrà esserlo anche in futuro, a maggior ragione se riportata nei binari delle rispettive competenze.

Per questo l’Atalanta ieri ha cominciato ribadendo le linee generali che determinano ogni scelta (bilanci da tenere in ordine, mercato fatto in base alle occasioni, la salvezza primo obiettivo e le prime 7 posizioni traguardo ideale per restare il più possibile in Europa) e Gasperini ha proseguito definendo con chiarezza le sue richieste nel rispetto delle linee considerate inderogabili dal club.

Ovvio che dentro quei paletti ci sono ampi margini operativi e Gasperini avrà mano libera. Composta la rosa la gestione sarà solo sua, nessuno gli chiederà che giochi il più costoso, il più giovane, il più bello, il più biondo del gruppo. Tutti gli chiederanno (gli chiederemo) di fare più punti possibile, arrivandoci schierando quella che lui riterrà la miglior formazione possibile. E più Gasp si dedicherà a questo più l’Atalanta potrà ambire a risultati prestigiosi.

Di più: ora che hanno scelto di confermare Gasperini per allungare il ciclo (o aprirne un altro), i Percassi hanno il dovere di metterlo nelle condizioni ideali per fare al meglio l’allenatore. È il lavoro in cui è un fenomeno, consentirgli di dedicare tutto se stesso al suo mestiere sarà il modo meno difficile per arrivare ai risultati. E il mondo Atalanta spingerà per impreziosire la storia: tra 30 giorni il raduno, tra 70 il campionato, tra 100 l’Europa League. La speranza è che il bello debba ancora venire.

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