Le acrobazie di Conte
nel governo nel bilico

Il governo aveva appena cominciato a celebrare l’accordo sull’arruolamento degli insegnanti quando sulle agenzie Matteo Orfini, dirigente di primo piano del Pd, ha lanciato l’altolà alla festante ministra Azzolina: «L’accordo è molto, molto lontano, ne dovremo riparlare». E così la questione si è riaperta rendendo più incerto l’immediato futuro della scuola italiana, l’unica in Europa di cui non si sappia né il quando né il come della ripresa. Bis. Il ministro Pd Boccia va in televisione per dire che adesso le «movide» selvagge degli aperitivi al Covid saranno monitorate da «assistenti civici» volontari di cui mostra alle telecamere anche l’elegante pettorina azzurro-polizia. Tempo poche ore, la ministra dell’Interno, la severa prefetta Lamorgese, fa sapere che lei, responsabile dell’ordine pubblico, non sa niente di questa storia dei «civici» e anzi nutre parecchie perplessità.

Il sindacato dei poliziotti traduce in italiano corrente le perplessità della ministra: «È una buffonata». Segue coro di riprovazione per l’iniziativa di Boccia sia dalla maggioranza che dall’opposizione. In serata ennesimo vertice a palazzo Chigi per dirimere la questione. Tutto questo accade nel giorno in cui il presidente dell’Inps, il professor Tridico, vanto dell’intellighenzia grillina, dichiara: «Stiamo riempiendo gli italiani di soldi». Sconcerto generale. Tridico deve avere dei numeri riservati. Segue lite nella maggioranza sulle estemporanee dell’amico di Luigi Di Maio.

Non sarà come dice polemicamente il forzista Mulè che «questa è la maggioranza più rissosa del Pianeta», esagerazione da oppositore, e tuttavia l’impressione è che l’insieme giallo-rosso faccia una grandissima fatica ad andare avanti: finora i decreti sono usciti grazie all’eccezionalità della situazione (salvo verificarne gli effetti su famiglie e imprese) ma ora che quell’eccezionalità sembra attenuarsi le grane più difficili arrivano a palazzo Chigi e lì si rinviano.

Non solo la scuola è un caso, ma anche le questioni delle Autostrade, dell’Ilva, del Mes. Su tutti questi argomenti democratici, grillini e renziani vanno ognuno per la propria strada. Sulle Autostrade il viceministro dei Trasporti Cancelleri, grillino siciliano, ha attaccato alzo zero la ministra pd Paola de Micheli accusandola di tramare per un accordo coi Benetton sulla concessione e sul prestito richiesto dalla società. La rissa trascina nel vuoto la gestione delle autostrade italiane (per ripicca sono stati bloccati da Aspi lavori di ammodernamento della rete per 14 miliardi) ma nessuno sa a questo punto come andrà a finire: a chi verrà consegnato il ponte Morandi quando la prima automobile potrà percorrerlo? Alla società Autostrade o all’Anas come vorrebbe il M5S?

Drammi simili si stanno vivendo in tutta Italia negli stabilimenti dell’ex Ilva mentre si capisce che gli indiani ancora una volta stanno preparandosi a fare fagotto. Anche questo dossier è in mano a Conte, come tutto: procederà verso la nazionalizzazione come vogliono i pentastellati contro il parere del Pd? Non se ne sa nulla. Se ne riparlerà tra due settimane.

E poi il Mes: li prenderemo o no i 36 miliardi che ci vengono offerti dal Fondo Salva Stati? Conte si è da tempo convinto che dobbiamo chiederli, e forse anche Di Maio la pensa così, ma non lo dicono. I grillini sono pronti alla rivolta: non ne vogliono sapere. Peccato che il Pd e Renzi la pensino diversamente.

Conclusione: la mediazione del presidente del Consiglio si fa ad ogni passaggio più formale, attenta soprattutto a non far saltare il banco e dunque incline al rinvio dei problemi. Fino a quando Conte riuscirà in questo esercizio di alta acrobazia?

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