Madre e padre, legami decisivi

Si può mettere sulla carta di identità di un bambino il solo termine «genitore» e togliere quello di «madre» e «padre»? La richiesta è stata avanzata da due «madri», la mamma legale e quella adottiva di una bambina, che ritengono compromessa la loro parità di fronte alla figlia.

Infatti il temine madre riservato a chi delle due ha partorito la bimba limiterebbe il ruolo dell’altra madre, altrettanto impegnata nel far cresce e educare la «figlia». L’argomento potrebbe essere espresso così: «Se tutte e due abbiamo voluto e amiamo questa bambina perché la legge da importanza solo alla madre biologica?». La risposta ufficiale è stata che fa fede l’atto di nascita per cui sul documento deve essere chiaro chi è la madre, cioè la donna che ti ha partorito, altrimenti è a rischio il sistema di identificazione di una persona. Risposta ineccepibile dal punto di vista giuridico, ma che non basta.

La questione è quella di che legame c’è tra un bambino che viene al mondo e i suoi genitori. Infatti se in passato era scontato che la madre e il padre fossero i genitori biologici di un bambino, oggi con la procreazione eterologa assistita e la maternità surrogata (o «utero in affitto») un figlio può avere diverse figure «genitoriali». Può ritrovarsi con due madri o due padri. Identificati in modo neutro come genitore A e genitore B. Questo passaggio non riguarda solo la questione dell’identificazione, ma del legame con la propria origine. Anche un bambino che è stato adottato chiede, a una certa età, di sapere chi è o chi era la madre o il padre che lo ha messo al mondo e spesso vanno alla loro ricerca.

L’origine dell’uomo è legata alla carne. Il legame che si crea tra madre e figlio, durante i nove mesi dalla gestazione, non è solo dato dagli zuccheri e dall’ossigeno che il corpo della donna gli fornisce perché possa svilupparsi. La donna passa al bambino, mentre è ancora nell’utero, parte della sua personalità attraverso i neuro-ormoni, gli comunica anche emozioni e sentimenti, percepibili dal contatto di quel piccolo corpo senziente dentro il grande corpo della madre. Il legame materno inizia molto tempo prima della nascita. Non solo un legame biologico, ma psichico e spirituale. Per cui un bambino ha, a tutti gli effetti, una mamma che è quella donna, non un’altra. La chiarezza di chi sia la madre è poi determinante per la salute e le eventuali malattie di un bambino nell’arco della sua crescita. Il legame con il padre è altrettanto significativo, anche se non così corporeo. Per il figlio, il padre, è colui che si assume la responsabilità di introdurlo nella propria storia famigliare. Per cui lui sa di essere il figlio di…, nipote di…, cugino di…, con quella continuità che è garantita dal cognome. Avere delle radici è una necessità per poter crescere. Sapere da chi veniamo è indispensabile per dire chi siamo.

La famiglia è il luogo in cui riceviamo un nome, un cognome e un posto nel mondo. Questo esige una cornice definita dalla legge. Il legame con i figli è fatto dall’intreccio di vari fili: quello carnale, quello relazionale e quello istituzionale. Se vengono spezzati ne va prima di tutto della vita e della felicità di un essere umano. Alterare il significato di quel rapporto che ci lega a coloro da cui abbiamo ricevuto la vita significa perdere parte della verità su noi stessi. Nessuno ha il diritto di negare a un altro essere umano la possibilità di conoscere le proprie origini. L’identità di una persona è tanto nel legame di sangue quanto nel legame d’amore. Invece l’attuale cultura mette molto in risalto la dimensione affettiva delle relazioni, per cui poi fa fatica a vedere l’intreccio dei legami, corpo, parola, società, che si realizza nella famiglia e che la rende unica e insostituibile.

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