Manovra, esame da non sprecare

ITALIA. «Bocciata», «promossa» o «rimandata in primavera»? Qual è stato davvero il giudizio della Commissione europea sulla proposta di legge di Bilancio italiana? Per orientarci, possiamo immaginare che l’esecutivo di Bruxelles abbia assegnato i suoi giudizi a ciascun Paese dell’Eurozona ricalcando lo schema delle tre cantiche della Divina Commedia.

Ci sono dunque leggi di Bilancio finite in Paradiso (è successo a Grecia e Spagna) perché totalmente rispettose delle indicazioni che il Consiglio Ue aveva suggerito a ciascuno Stato membro lo scorso luglio; altre poi sono degne dell’Inferno (è il caso della Francia e del Belgio) perché assolutamente non in linea con le indicazioni fornite; per ultime ci sono leggi di Bilancio destinate al Purgatorio perché «non pienamente in linea» con i consigli di Bruxelles. Tra queste ultime rientrano le manovre di Italia e Germania. Anche il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ha precisato che nel nostro caso «non si tratta di una bocciatura».

Fatta un po’ di chiarezza sul «voto» che Roma ha strappato all’esame d’autunno, cosa si può dire invece del giudizio che lo accompagna? Secondo lo stesso Gentiloni, «c’è l’invito a prendere misure opportune ma non a fare manovre correttive sui conti pubblici». Sono almeno due i fronti che non hanno convinto i tecnici dell’esecutivo di Bruxelles. Il primo è quello delle risorse stanziate dal 2022 per contrastare il caro energia; ora che i prezzi di gas ed elettricità hanno abbandonato i pericolosi picchi degli scorsi mesi, l’invito rivolto a tutti - non solo all’Italia - è di ridurre gli esborsi pubblici per famiglie e imprese e di abbassare l’indebitamento. Il nostro Governo sembra aver ridimensionato sì gli aiuti pubblici contro il caro-bollette, ma poi ha scelto di destinare quelle stesse risorse ad altri scopi. Un secondo fronte critico, secondo la Commissione, è il generale andamento della spesa pubblica, superiore a quanto consigliato da Bruxelles anche in ragione dei bonus edilizi. Infine, sempre dalla Commissione arriva un invito accorato all’esecutivo: utilizzate al meglio le risorse comuni europee, a partire dal Pnrr.

Che fare, adesso, di questo giudizio, critico ma certo non impietoso? Il nostro esecutivo non potrà dirsi sorpreso della crescita della spesa pubblica in ragione del Superbonus edilizio, visto che è stato lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti a denunciare a più riprese i costi esorbitanti di quella misura. Né dovremmo considerare sbagliato, in linea di principio, rimodulare gli aiuti pubblici emergenziali e utilizzare quelle risorse per abbattere il nostro indebitamento da record. Quanto alle risorse Ue, è innanzitutto nel nostro interesse utilizzarle in fretta e fino all’ultimo euro.

Detto tutto ciò, saremmo più che legittimati a esprimere qualche costruttivo rilievo alla volta della stessa Commissione (d’esame). A partire dal fatto che non è nell’interesse comune europeo, nelle settimane in cui si lavora a una riforma del Patto di stabilità e crescita, insistere eccessivamente sul rigore fiscale a livello dell’Eurozona mentre alcuni Stati membri che possono permetterselo - la Germania in primis, come emerge dalla «pagella» che le è stata consegnata ieri - attingono abbondantemente alle risorse nazionali per sostenere a suon di sussidi pubblici le proprie aziende, minando le regole del mercato unico. Nell’Eurozona, un risanamento fiscale che sia difendibile agli occhi dell’opinione pubblica può essere perseguito oggi a una sola condizione: dev’essere affiancato da un nuovo salto in avanti sul fronte delle risorse comuni - come è stato per Next Generation Eu - da dispiegare stavolta per energia, industria e transizione ecologica-digitale.

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