Mattarella,
elogio
della scienza
che ci salva

«Senza l’opera della comunità scientifica il mondo sarebbe in ginocchio di fronte a questa pandemia». All’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Kore di Enna Sergio Mattarella ha voluto ricordare ancora una volta il contributo della scienza alla lotta contro il Covid. Prima della pandemia, anzi prima della scoperta dei vaccini, quest’affermazione poteva sembrare quasi lapalissiana. Nessun no vax, o quasi (ce ne sono sei milioni in Italia) si sarebbe mai sognato di contestare la scienza, la medicina, la farmacia. I no vax, in genere, sono persone sensate e ragionevoli come i vax, vanno dal medico se hanno i sintomi dell’influenza, assolvono al precetto obbligatorio delle dieci vaccinazioni per i loro figli (dall’antitetanica all’antipoliomelitica), fanno l’antimeningite o prendono l’antimalarica se vanno all’estero per lavoro o per turismo.

Ma il vaccino anti-Covid no, un incredibile fenomeno comunicativo ha amplificato le credenze e le mistificazioni popolari, incubato dalla legittima angoscia per gli effetti collaterali, quelli esistenti in ogni vaccino o in una compressa di aspirina, rimbalzando infinite volte sui media e sui social. Gli stessi social che mettono sullo stesso piano un Nobel della medicina e un ciarlatano.

Eppure contro il Covid la scienza ha mostrato ancora una volta l’inarrestabile vittoria dell’uomo sui virus, mettendo in pratica - una volta tanto - i vantaggi della globalizzazione: centinaia di migliaia di ricercatori, come soldati in trincea, hanno dedicato e continuano a dedicare la loro vita alla ricerca anti-Covid, scambiandosi informazioni, pareri, risultati, protocolli scientifici, informazioni, sperimentazioni, a livello planetario, in una corsa per il bene comune che non ha precedenti. La liberalizzazione dei brevetti sarebbe il degno coronamento di questa vittoria dell’umanità. Tutto questo ha portato alla scoperta di un vaccino in un anno, quando mediamente ne occorrono dieci. Non solo, ma grazie a questo incredibile apparato globale di ricerca si sta cercando di mettere a punto altri antidoti, come quelli anticancro, che verranno sperimentati entro pochi anni. La stessa tecnica usata contro il Covid verrà applicata anche contro l’Aids e finalmente giungeremo a un vaccino contro l’HIV, quello che presto verrà sperimentato al National Institute of Allergy and Infectious Diseases di Washington, diretto da Anthony Fauci.

Il Capo dello Stato ha dunque voluto ribadire la vittoria della scienza sulle tenebre. «Abbiamo fronteggiato il virus», ha detto, «grazie alla collaborazione della comunità scientifica, la comunità scientifica ha lavorato senza confini. Auspichiamo che non ci siano nuove pandemie, un nemico comune che mette a rischio il genere umano dovrebbe far trovare le ragioni per il dialogo». Quel dialogo che la maggior parte dei no vax ha sempre rifiutato, forse nel timore di non avere sufficienti argomenti a favore delle proprie tesi negazioniste. L’ultimo rapporto Censis ci descrive un’Italia attaccata dalle paure e dalle fobie, dove le credenze popolari abbondano come nel Medioevo. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. Il 5,8% è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone. L’indagine evidenzia ancora come per il 31,4% il vaccino è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici. Si osserva un’irragionevole disponibilità a credere a superstizioni, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste. Dalle tecno-fobie al negazionismo storico-scientifico, fino alla teoria cospirazionistica del «gran rimpiazzamento» che ha contagiato il 39,9% degli italiani, certi del pericolo della sostituzione etnica da parte dei migranti.

Su questa onda evanescente di irrazionalità ecco stagliarsi la figura del Capo dello Stato che elogia il ruolo salvifico della scienza, ci riporta con i piedi per terra e cerca ancora una volta di svegliare una minoranza di italiani dal sonno della ragione.

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