Mercati finanziari
evitare gli estremi

Da una settimana o poco più i mercati finanziari si sono accorti dell’epidemia di coronavirus. Dapprima hanno ignorato il tema, ora invece stanno reagendo in forma forse anche troppo forte. Nessuno stupore, questo pendolo è un tipico esempio delle esagerazioni dei mercati finanziari. Di certo l’epidemia è un fenomeno transitorio, ma nessuno può prevedere l’intensità e la durata dell’impatto sul sistema economico globale. Né si riesce a distinguere bene quali saranno i settori e le aree più colpite (per la verità sotto quest’ultimo profilo qualche indizio forte c’è). La violenta reazione dei mercati azionari sembra sproporzionata rispetto alla natura transitoria del problema ed è quindi da interpretare anche come un pretesto per attuare quella correzione dei valori che da tempo si attendeva. I mercati azionari sono in crescita pressoché continua dal 2009, con l’indice di Wall Street che è passato da 600 punti a quasi 3.000 e quello italiano ai massimi dal 2009.

Da più parti si levavano moniti sull’insostenibilità di quotazioni così alte rispetto alle effettive capacità di sviluppo delle imprese. Ecco allora che la comparsa di un evento sfavorevole e imprevisto come l’epidemia può scatenare un ribasso che certamente contiene in larga parte una presa di beneficio dei consistenti guadagni anche solo del 2019. Ecco allora che nasce la domanda di quali prospettive si aprono adesso e come dovrebbe agire il comune risparmiatore.

Gli operatori hanno confidato nella capacità delle banche centrali e dei governi di predisporre rimedi efficaci e immediati attraverso un’azione coordinata di interventi. La Fed statunitense ha già tagliato i tassi e la Bce lo farà a breve, ma questo non ha rianimato del tutto i mercati. Emerge la consapevolezza che la leva della politica monetaria è insufficiente, specialmente in Europa, dove ci ritroviamo con le armi spuntate a causa dell’ormai più che settennale espansione della moneta. Il governo italiano proverà a sostenere l’economia con misure in deficit (ancora!) ma nonostante l’impegno lo scetticismo sui risultati a breve serpeggia ovunque. La visione più condivisa è che la ripresa di fiducia dei mercati finanziari sarà lenta e graduale. Prima dovranno vedersi significativi progressi, poi i prezzi potranno ripartire. In definitiva, il calo dei mercati potrebbe non essere terminato e ci si aspetta una fase nel migliore dei casi di andamento «laterale» che permetta un nuovo accumulo di valore. I mercati obbligazionari invece sembrano soffrire di meno, perché in quel segmento l’effetto dell’immissione di liquidità si riverbera direttamente nei prezzi. Ne è prova il fatto che lo spread italiano si è allargato un po’ nei primi giorni della crisi conclamata ma si è ristretto all’annuncio degli interventi delle banche centrali.

I risparmiatori devono confrontarsi con la nuova situazione. Gli anni di cedole a zero e di grandi guadagni azionari hanno spostato la composizione dei portafogli verso quest’ultima componente, spesso andando al di là delle proporzioni più normali e prudenti. Come sempre in questi casi, non bisogna agire affrettatamente ed emotivamente, ma sarà bene procedere comunque a una revisione del proprio assetto, per verificare che sia ancora aderente non solo al quadro congiunturale, ma anche coerente con le esigenze di sicurezza e di reddito che nel frattempo potrebbero essere mutate. Come di fronte alla situazione sanitaria, anche rispetto a quella finanziaria bisogna evitare gli estremi: no a inutili allarmismi che portano a scelte non ponderate ma no anche a superficiali sottovalutazioni degli accadimenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA