Pandemia, lo spirito
dei bambini alla prova

I bambini sono lo specchio dentro cui una società vede riflesso il proprio domani: le giovani generazioni e la loro educazione sono quell’esercizio di futuro dentro cui si condensano le speranze e i sogni di un’epoca. Ecco perché non può passare inosservato il rapporto annuale dell’Unicef a proposito della condizione dell’infanzia nel mondo, presentato recentemente: una sua sezione piuttosto corposa - un brief, come lo si chiama nel gergo tecnico, intitolato «nella mia mente» - è interamente dedicata all’impatto della pandemia sulla salute mentale delle giovani generazioni europee. Se, da un lato, l’onda lunga dell’esposizione a emozioni potenti come quelle legate all’incertezza, all’isolamento e alla paura oggi sembra essere parzialmente riassorbita, dall’altro lato, rimane ancora da valutare l’impatto economico e sociale di questa crisi. Il rapporto dell’Unicef mette sotto la lente d’ingrandimento il fatto che la crisi del lavoro dei genitori, la precarietà del sistema economico, la discontinuità nell’apprendimento scolastico siano fattori che più avanti possano presentare i loro conti alle giovani generazioni attuali.

«Le conseguenze della pandemia incombono sulle aspirazioni e sulle aspettative di reddito di una generazione» e «il rischio è che gli strascichi di questa pandemia si ripercuotano sulla felicità e il benessere di bambini, degli adolescenti e delle persone che si prendono cura di loro». Dentro queste condizioni esteriori si costruisce la salute interiore e l’equilibrio mentale di ciascuno.

Due dati aiutano ad afferrare il pesante cambiamento in atto. Innanzitutto, se vale la possibilità di stabilire un’equivalenza tra il vil denaro e le risorse che le persone potrebbero investire per creare valore sociale, il rapporto Unicef afferma che ogni anno in Europa si disperdono 50 miliardi di euro di capitale umano, perché non si riesce a prendersi cura a dovere del disagio crescente. A tanto ammonta il valore di energie psichiche, emotive e cognitive che lo stress, l’ansia, la depressione, la tristezza e il senso di vuoto tengono in ostaggio. Il secondo dato sintomatico è che il suicidio rappresenta la seconda causa di morte per le giovani generazioni europee, dietro solo agli incidenti stradali.

Questo è dunque ciò di cui si parla quando si ha a che fare con la salute mentale: non tanto una situazione specifica che riguarda il mondo delicato e complesso delle malattie mentali, ma la situazione di equilibrio interiore che riguarda tutti, quel barcamenarsi tra imprevisti e quotidiano che «comporta la capacità di utilizzare le abilità sociali, emotive e cognitive fondamentali per destreggiarsi nella vita e nel mondo in modo efficace». Salute mentale è quindi quello stato complessivo di benessere a cui è legata l’esperienza della felicità: è la percezione positiva di sé che non dipende solo dall’assenza di dolore, dalla disponibilità di cibo, dal possesso di risorse economiche…

È un’esperienza spirituale in senso pieno: quello spirito umano che ha a che fare con il genio dei filosofi, il guizzo della poesia, l’anelito della preghiera e lo straordinario del gesto artistico. Quel qualcosa che fa dire «in questa vita, c’è un di più». Una crepa di grazia, un’impertinenza nell’ordine del sensibile. Per il nostro domani e per le giovani generazioni di oggi, è anzitutto spirituale la sfida che ci attende.

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