Per il governo Draghi
il piano vaccinale
è il battesimo del fuoco

Euler-Hermes è una società di assicurazione del credito ed ha calcolato che per ogni euro investito in capacità vaccinale ne vengano risparmiati quattro. La riduzione delle chiusure crea ricchezza ed evita allo Stato l’erogazione a debito dei sussidi. L’Europa ha accumulato un ritardo nella campagna vaccinale di cinque settimane. Il conseguente perdurare delle misure restrittive ha prodotto un danno economico calcolato, sempre secondo lo studio di Euler-Hermes , in 90 miliardi. Se la velocità di vaccinazione mantiene questo passo, l’immunità di gregge si raggiunge solo a 2022 avanzato. E tuttavia se si vuole vaccinare il 70% della popolazione occorre moltiplicare per sei il ritmo di inoculazione.

Per il governo italiano una sfida che richiede strutture organizzative allo stato attuale non completamente definite. Bravi sinora nella fase di vaccinazione ospedaliera, gli operatori sanitari si devono cimentare ora con i grandi flussi, soprattutto con una piattaforma che renda possibile agli utenti la fissazione di appuntamenti regolati.

Insomma una competizione digitale che richiede intersettorialità oltre a capacità informatiche. Diciamo non proprio il pezzo forte delle qualità nazionali. Per il governo Draghi è il battesimo del fuoco perché oltre al danno economico insito nei ritardi emerge in forma prepotente l’emergenza sanitaria causata dalle varianti del virus. Se si estende il contagio. diminuisce la capacità di incidere perché a quel punto è una corsa a chi arriva prima e si sa che i nuovi mutanti sono molto più veloci. Se aumenta il numero dei malati ospedalizzati, crescono le terapie intensive e il sistema sanitario va in crisi. Finora i protocolli europei si sono posti l’obiettivo di mitigare l’epidemia.

L’Italia in questo momento lo sta facendo, la curva è stazionaria, non scende troppo ma non sale neanche eccessivamente. I morti sono una triste contabilità ma al contempo si garantisce un minimo di libertà personale e di attività economica. Bisogna pur sempre tenere nella dovuta considerazione che vi sono strati sociali, i giovani in primo luogo, che non risentono della malattia, altri invece che vivono il dramma della chiusura delle attività e si sentono penalizzati dalle misure di austerità. Ma in Australia, Nuova Zelanda e nei Paesi dell’Oriente asiatico l’obiettivo sin dall’inizio è stato la soppressione del virus. Un lockdown assoluto per un lasso di tempo determinato fino a portare l’indice di contagio a 35 per 100 mila abitanti. Con questa cifra si può tracciare, tenere sotto controllo l’epidemia e svolgere una vaccinazione rapida e ordinata.

È quello che Angela Merkel sta imponendo alla Germania. Non senza difficoltà perché i Länder vanno in ordine sparso e remano contro. Questa pandemia ci ha resi un po’ tutti uguali in Europa: ad ogni Paese la sua pena.

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