
L'Editoriale
Mercoledì 09 Febbraio 2022
Politici veri
per governare
Circa 100 anni fa, il 16 febbraio del 1922, Luigi Einaudi scriveva sul Corriere della Sera una lettera al direttore sulla competenza richiesta a chi ha un ruolo nelle istituzioni. Usciti tutti un po’ tutti frastornati dalla giostra delle elezioni presidenziali, che hanno mostrato cosa si intende con il «non» saper far politica, le sue riflessioni ci aiutano a capire. «Al politico – scriveva Einaudi, con la sua prosa inimitabile – è ordinato di essere perito precisamente nel mestiere suo, che è la politica». E osservava, sui politici dell’epoca: «al peccato veniale di nulla sapere della tecnica degli istituti cui sono preposti, aggiungono per lo più il mortalissimo peccato di essere ignoranti eziandio della speciale loro materia, che è quella politica». E concludeva, se non si fosse capito: «La preparazione che i politici italiani hanno all’alto ufficio è davvero spesso miseranda».
Non vi viene in mente qualcosa di visto un secolo dopo? Il veleno ancora circolante del malinteso «uno vale uno» ha appena prodotto quella sfilata di mister e miss Italia senza capo né coda, come le selezioni di un reality, all’insegna dell’«avanti un altro, meglio se un’altra», umiliante per persone di grande valore professionale. Ma non è una passerella tv fare il presidente, o il ministro, tanto più il parlamentare, mestiere difficilissimo, quasi come il sindaco o il segretario di partito, i più difficili in assoluto, come si è visto per la vacuità di certo kingmaker del Quirinale.
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