Prescrizione Renzi torna
in pressing e alza il tiro

Sembrava che Matteo Renzi si fosse arreso alla pressione degli «alleati» di maggioranza. Ormai pronto a votare la fiducia al governo sul Milleproroghe con dentro la soluzione sulla prescrizione ideata da Conte (il «lodo»), la resistenza di Italia Viva alla riforma Bonafede sulla prescrizione era data per esaurita. I giornali ieri mattina si sono sbizzarriti nel definire «cane di paglia» il partito dell’ex presidente del Consiglio: abbaia, abbaia ma non morde mai. Alcuni anzi insinuavano il sospetto che Renzi avesse tirato la corda sulla prescrizione solo per ricevere le assicurazioni che aspettava sulla spartizione delle nomine pubbliche.

Forse perché punto sul vivo da questo sarcasmo, Renzi – l’uomo ha il suo carattere e uno spiccato senso di se stesso – ha fatto un’altra giravolta e riportato tutto in alto mare. Ha annunciato che se il governo metterà la fiducia, lui risponderà presentando una mozione di sfiducia individuale contro il Guardasigilli Bonafede. Che, a occhio, in Senato potrebbe anche passare costringendo il capodelegazione grillino a dimettersi sul serio.

E a quel punto? A quel punto – hanno detto in coro i democratici, da Franceschini ai più stretti collaboratori di Zingaretti - il governo potrebbe davvero cadere. O comunque, se avvenisse una cosa del genere, Conte sarebbe costretto a salire al Quirinale con la lettera di dimissioni in mano rimettendo tutto nelle mani del Capo dello Stato (che sicuramente lo rimanderebbe alle Camere chiedendone un nuovo voto di fiducia per vedere se la maggioranza si sia davvero sbriciolata).

«Credevano che mi sarei accucciato per qualche nomina, non mi conoscono», diceva ieri Renzi idealmente gonfiando il petto di fronte alle «nemiche lance» di grillini e democratici insieme. No, la sua resistenza alla riforma della prescrizione non è per ora caduta: Renzi insiste perché sia votata la mozione della sua parlamentare Lucia Annibali che prevede la sospensione dell’efficacia della legge per un anno. La risposta di palazzo Chigi di prevedere una breve sospensione e di introdurre alcuni correttivi, a Renzi «non basta». Per come stanno le cose, questo somiglia ad un vicolo cieco. Certo, la politica è sempre in grado di trovare soluzioni intermedie che consentano a tutti di cantare vittoria, ma questa generazione di politici fa di ogni battaglia una tenzone di tipo personale, del tipo: «Io contro tutti».

Lo fa continuamente Salvini, lo ha fatto Di Maio, lo fa soprattutto Renzi che anzi è uno specialista nel personalizzare battaglie politiche che finora ha sempre perso perché è riuscito a coalizzare tutti contro di lui. La maggioranza è effettivamente contro di lui in questo momento, persino ex fedelissimi come la sottosegretaria Alessia Morani sospirano dicendo «adesso si sta esagerando». Il fatto è che Renzi in Senato dispone dei voti indispensabili al governo. Tanto più necessari non solo sulla prescrizione ma anche in tutte le altre questioni che agitano le notti di palazzo Chigi. Da ieri si riuniscono i «tavoli» per discutere la cosiddetta «agenda 2023», cioè il programma da attuare da qui fino alla fine della legislatura, dentro il quale ci sono questioncelle come l’Alitalia, la riforma fiscale, l’Ilva… Senza contare che nel fine settimana il Movimento Cinque Stelle va in piazza per manifestare contro il «sistema» per via dei ricorsi degli ex parlamentari che contestano il taglio ai vitalizi. Così assisteremo all’inedito assoluto di un ministro degli Esteri che in piazza fa il contestatore mentre un alleato di governo minaccia di sfiduciare un suo ministro. Un vero cortocircuito.

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