Quando il vaccino è solo un’opinione e non una necessità

Un patto di maggioranza sui vaccini. È quel che propone Enrico Letta in un’intervista al «Corriere della sera». Il segretario del Pd chiede che tutti i candidati, alle amministrative di settembre, abbiano ottemperato agli obblighi immunitari. «Un messaggio forte che tutti dovrebbero sottoscrivere». A cominciare dai sindaci e dai presidenti di Regione. Nel Paese che è stato colpito per primo dal Covid dopo la Cina, che ha avuto un sacrificio di vittime enorme – e Bergamo, terra ferita e rigata di lacrime dalla pandemia, ne sa qualcosa – una proposta così può sembrare persino ovvia. Ovvio che i candidati a settembre siano vaccinati.

E invece si tratta di una proposta politica, addirittura di una sfida, perché siamo l’unico Paese al mondo in cui vaccinarci è un’opinione e non una necessità. Chi critica l’obbligo di greenpass in nome di una pretesa libertà merita rispetto, non facciamo parte di chi li insulta e li deride. Ma si tratta di una minoranza che sbaglia. In nome della libertà si nega la ragione autentica e profonda delle limitazioni alla libertà, che è quello della protezione di una comunità di cittadini, unica condizione perché questo valore, per il quale c’è chi ha sacrificato la vita, possa essere esercitato e goduto. Libertà non è infatti far quello che si vuole. Come se fosse libertà saltare una fila, non pagare le tasse, passare col rosso, parcheggiare in un’area riservata ai disabili, non pagare il biglietto del tram, fare una rapina.

Nel calderone dei «no green pass» ci sta di tutto: dagli adepti del generale Aperol Pappalardo ai no vax, ai «boh vax», ai disinformati del momento, fino ai no mask, ai complottisti, ai terrapiattisti, ai libertini e persino ai medici che scendono in piazza per il gusto di andare controcorrente. Un popolo disorientato, nutrito di un nuovo medioevo (il medioevo delle credenze popolari, non certo del progresso e dell’umanesimo) che è riuscito persino a evocare la Shoah (ma la Shoah non si dovrebbe invocare mai, l’unicità della Shoah è sacra, qualunque paragone contribuirebbe a limitare quell’abisso della storia, quel gorgo di violenza di cui è rimasto vittima un popolo, ed è un’ignoranza intollerabile). E non è difficile individuare in quel calderone nutrito di teorie millenaristiche postmoderne, di un nuovo qualunquismo, anche l’antieuropeismo (non a caso compaiono anche i seguaci di Italexit o degli euroscettici come quelli che hanno monopolizzato la piazza di Milano).

Diversa è invece la questione posta dal senatore Calderoli: il green pass, ovvero il certificato di immunità necessario a usufruire di determinati servizi pubblici e privati, si sposa con la garanzia di poter offrire il vaccino a tutti i cittadini italiani – senza alcun discrimine - altrimenti si tratterebbe di una violazione costituzionale. Ma la determinazione con cui si sta muovendo il generale Figliuolo sembra voler escludere questa eventualità da parte dello Stato. Il vaccino è libertà perché permette di tornare alla vita di tutti i giorni e non il contrario come qualcuno vorrebbe farci credere.

Per tornare alla proposta di Letta, va dunque detto si tratta di una proposta condivisibile ma paradossalmente ovvia, naturale. La vaccinazione da parte di Salvini è stato un ottimo esempio, così da fugare ogni dubbio. Ora aspettiamo i politici mancanti. Perché cavalcare le teorie no vax in nome di un pugno di voti è molto pericoloso, oltre che irrispettoso per le vittime. Ci sono valori, anche in politica, che valgono più della conquista del consenso.

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