Regno Unito più isolato
non solo per il Covid

Più dei regolamenti commerciali di cui si discute da anni o dei diritti sulle aree di pesca, arriva l’emergenza sanitaria a mostrarci quanto il Regno Unito sia già considerato un’entità diversa dall’Europa continentale e comunitaria. Sono state le autorità inglesi, per primo il premier Boris Johnson, a lanciare l’allarme. Ma appena si sono avute notizie sulla nuova e perniciosa mutazione del Covid 19 (diventato non più letale ma più veloce nel diffondersi, «fino al 70%» come ha detto lo stesso Johnson) che sta colpendo il Sud-Est dell’Inghilterra, li altri Paesi sono stati velocissimi nel tagliare i collegamenti con Londra e dintorni. Persino l’Italia, che decide sempre a fatica, ha risolto ogni dubbio in poche ore: stop fino al 6 gennaio ai voli per il Regno Unito, tampone per chi è arrivato o è in arrivo in Italia da quelle latitudini. Più veloci di noi (l’altroieri) olandesi, belgi e danesi, i cui territori erano stati già infiltrati dalla variante inglese del virus, e poi tedeschi e francesi.

La politica non c’entra, è una pura questione di strategie di contenimento dell’epidemia? Chissà… Sarà un caso ma gli Usa, che stanno cercando di prendere sotto la propria ala il Regno Unito che abbandona l’Europa, non hanno deciso nulla di simile. Da Londra a New York si vola e si continuerà a volare. E diventa inevitabile chiedersi, per converso: i Paesi europei avrebbero chiuso con la stessa fretta se la nuova manifestazione del virus fosse stata, invece che inglese, tedesca o spagnola? Non dovrebbe, ovvio. Ma la politica c’entra eccome con la pandemia. Per fare solo un altro esempio. L’Ucraina non vuole usare il vaccino russo Sputnik V non perché non funzioni ma perché è russo, viene cioè da un Paese considerato ostile. E lo stesso presidente ucraino Zelensky ha detto che sarà dura spiegare questa decisione ai connazionali, visto che bisogna attendere per altre settimane un vaccino diverso, e intanto la gente muore.

Tornando a Londra, è da notare che il Governo, questa volta, non ha esitato. Lockdown duro da subito per la capitale e, in totale, per sedici milioni di inglesi. Com’è successo altrove, però, anche in questo caso solo dopo che un gigantesco esodo natalizio aveva proiettato migliaia di londinesi verso le regioni ora ritenute pericolose. In questo quadro in cui, di fatto, ognuno decide per sé, la Spagna fa la cosa giusta al momento sbagliato. Invoca cioè, rispetto alla crisi inglese, un coordinamento europeo quando quasi tutti, ormai, hanno già risolto la questione con il blocco.

Anche quando l’Europa è indisciplinata e confusa, la situazione non fa che amplificare la solitudine del Regno Unito. Già sottolineata, peraltro, dalle lunghissime code che si sono formate nelle scorse settimane agli sbarchi di Dover. Migliaia di camion e Tir incolonnati al ritorno dal continente dove erano andati a fare scorta di ogni cosa. Perché intanto il 1° gennaio 2021 si avvicina, accordi tra Londra e Bruxelles sulle condizioni di separazione non se ne vedono e le aziende inglesi non voglio rischiare di avere i magazzini vuoti se, con l’anno nuovo, partisse una Brexit «no deal», dura e pura. Il che vorrà dire dogane, forse dazi (è appunto uno dei temi in discussione), passaporti, un confine fisico tra Irlanda del Nord (Regno Unito) e Repubblica d’Irlanda (Ue) e tante altre belle cose del tempo che, almeno per noi continentali, fu. Chi vorrà emigrare nel Regno Unito dovrà dimostrare di aver già ottenuto un contratto di lavoro con retribuzione superiore alle 30 mila sterline annue. Sono circa 41 mila euro, buona fortuna, si può fare ma non è facile. Addio al mito del ragazzo italiano che parte per Londra, fa il barista e vive a lungo felice e contento.

Vien da pensare che se il Covid fosse arrivato qualche anno prima, forse gli inglesi avrebbero fatto scelte diverse. Con i se e con i ma, però, la Storia non si fa. Dovremo adattarci tutti, noi del continente e loro delle isole. Tenendo presente, gli uni e gli altri, la lezione che ci ha dato il Covid. Che l’economia non è tutto e i bilanci non sempre riflettono la realtà per intero. Magari gli inglesi facendo da soli diventeranno più ricchi, ma un po’ di compagnia nella bufera del Covid l’avrebbero gradita. E noi, non scambieremmo qualche trattato europeo con qualche posto in terapia intensiva in più?

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