Tra il Mes e le bollette la serietà necessaria

IL COMMENTO. Nel delicatissimo momento delle trattative sul nuovo Patto di stabilità europeo, che potrebbe essere molto penalizzante per il nostro Paese (rientri fissi miliardari dal debito, già stabiliti ex ante ogni anno), sembra che l’Italia voglia giocare col fuoco, facendo saltare la discussione sul Mes che il ministro Giorgetti (Lega) ha assicurato ai soci europei che sarebbe stato in calendario questa settimana in Parlamento.

Ventisei Paesi lo hanno ratificato. Unica, l’Italia ha sempre rinviato, per ragioni francamente ideologiche, perché l’uso del Mes è facoltativo. Grazie alla mediazione del commissario Gentiloni, che ha intanto prodotto l’accettazione del nuovo Pnrr e relativi miliardi, si profilava un Patto di stabilità almeno nei primi anni gestibile per chi ha sforato sia il 3% di deficit annuale che il 60% del debito (che per noi è al 140% e oltre). Con un po’ di acrobazie, forse Meloni avrebbe potuto sostenere di avere avuto una contropartita rispetto allo sblocco del meccanismo di salvataggio, sia pure con qualche debole ipocrisia di Forza Italia, che anziché reclamare serietà, sottoporrebbe la ratifica alla clausola di un passaggio parlamentare in caso di utilizzo (ma la proposta sarebbe comunque della maggioranza e dunque tautologica).

Salvini, terrorizzato dai sondaggi, si è messo di traverso e il suo Borghi ha promesso di fare Muzio Scevola, tagliandosi una mano in caso di voto favorevole. Altri, in Europa, stanno finanziariamente poco bene, a cominciare da Germania e Francia, ma c’è da parte loro un minimo di serietà: gli accordi si rispettano. Paesi come l’Olanda, che non vuole un centesimo di concessione a noi spendaccioni, hanno pazientato fin troppo. Si sta rischiando un panettone natalizio indigesto. Dopo la farsa delle coste italiane aumentate di 4mila km per poter dimostrare che per i balneari non c’è problema di concorrenza, l’ultima furbata l’abbiamo tentata due settimane fa sulle bollette, e qui ci sono cascati tutti, opposizione in primis. Si è raccontato che la fine del «mercato tutelato» (pessima e fuorviante definizione) avrebbe fatto salire le bollette delle famiglie con una specie di nuova tassa Meloni. Un bel paradosso, perché Meloni è stata l’unica ad opporsi per anni alla liberalizzazione e ha dovuto mettere a tacere tutti, ricordando che l’ultimo incasso dei miliardi europei era connesso all’adozione di queste misure.

La premier si è insomma comportata bene, mentre Elly Schlein, che non c’era ai tempi delle liberalizzazioni Bersani (uno di destra?) forse perché impegnata ad occupare per protesta qualche sede Dem, non si era accorta che il suo partito aveva sempre sostenuto questa politica e non era quindi il caso di accusare il governo di affamare il popolo con le bollette. In materia, per moltissimi e concreti aspetti è accaduto se mai l’opposto. I dati raccontano che la miglior «tutela» per i consumatori è stata nel 2022 quella del mercato libero. Il prezzo medio pagato dai «malcapitati» tutelati è stato di 402 euro per Mgw, mentre quello degli autolesionistici «liberi» è stato 282 euro. Una «tassa» al contrario.

La prova della verità saranno le aste (gestite da centinaia di distributori...) che, in regime di sana concorrenza, proporranno dal 10 gennaio i prezzi ai consumatori, ed è previsto che siano convenienti, anche se non tutelati. Attenzione, però, perché il mercato va su e giù e nessuno ti garantisce che sul libero vi siano per sempre vantaggi. Lo chiamano liberismo demonizzandolo, ma è un normale effetto di mercato. Prima del 2022, ad esempio, si pagava di più. Per i «fragili» (5 milioni) rimane il recinto tutelato, anche se magari non sarà proprio un regalo. Per chi ama lo Stato mamma sarebbe ora di svegliarsi. Dopo due referendum «virtuosi» sul nucleare, siamo pur sempre il Paese con il costo dell’energia più caro: 30% più della Germania, 50 % più della Francia, tre volte più della Spagna.

Ora però, la prova coerenza e serietà non è più eludibile. I tre partiti di governo, con tre esigenze diverse, devono trovare una convergenza di metodo, per una volta tanto sovranista in senso buono. Almeno sulle cose importanti, lasciamo perdere la propaganda? Pazienza se Muzio Scevola si scotta la mano.

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