Tutelare l’economia
con i poteri speciali

I ripetuti, ineluttabili provvedimenti via via sempre più restrittivi assunti dal governo per arginare la terribile contagiosità del Covid-19 stanno avendo un crescente impatto negativo sull’economia, sottoposta ad un brusco e prolungato «choc di domanda e offerta». Tutto ciò rende necessari immediati provvedimenti governativi in grado di fornire sufficiente liquidità alla imprese e, nello stesso tempo, assicurare le retribuzioni ai lavoratori. Da qui, un primo decreto del governo che ha previsto lo stanziamento di 25 miliardi
di euro ed un altro, per ora solo annunciato, di 25 miliardi per interventi destinati al settore sanitario, a famiglie e imprese. È del tutto evidente, però, che per contrastare sensibilmente gli effetti della crisi si renderanno necessari altri interventi ancor più consistenti. A far temere per il futuro, infatti, è la stessa tenuta del sistema-Italia, che sarà chiamato a scontare un vorticoso calo dell’attività economica.

Oltretutto, visto il negativo andamento delle Borse, uno spauracchio per l’Italia è rappresentato anche dalla situazione di «contendibilità» delle grandi imprese quotate, siano esse aziende industriali, banche o assicurazioni. Si teme, cioè, che potenti fondi internazionali arrivino in Italia per comprare a prezzi di saldo le nostre imprese migliori, senza che siano state messe in campo misure in grado di difenderle. Sulla base di queste preoccupazioni c’è chi auspica l’adozione in tempi brevi di una «golden power» più forte dell’attuale, non solo sui settori dell’energia e delle infrastrutture, ma estesa anche a tutte le grandi aziende quotate. Il «golden power» è stato introdotto dal governo Monti nel 2012, in un momento in cui vi era l’impellenza di difendere il perimetro più strategico di «asset» del sistema-Paese.

Suo scopo fu quello di assegnare al governo poteri d’interdizione nelle transazioni in settori strategici quali difesa, sicurezza, energia, trasporti e telecomunicazioni. Nel 2017, il governo Gentiloni utilizzò con successo il «golden power» per fermare l’azione di Vincent Bollorè e del suo colosso francese Vivendi, che cercava di mettere le mani su Tim. Nel 2019 il secondo governo Conte per contrastare le intese di Linkem, Vodafone, Tim, Windtre e Fastweb con le cinesi Huawei e Zte ha attivato il «golden power» allo scopo di realizzare la tecnologia 5G, la nuova rete super-veloce che entro il 2021 dovrebbe coprire l’intero territorio nazionale.

Oggi, esponenti del governo e delle opposizioni auspicano che già nel prossimo decreto, previsto per aprile, sia inserito un «golden power» molto più esteso dell’attuale. Il suo scopo dovrebbe essere quello di agire come un «pulsante di stop» per tutte le eventuali iniziative di acquisizione poste in essere da aziende di Paesi esteri nei confronti non solo di grandi imprese italiane, ma anche delle Pmi che siano in grado di sviluppare strategie di crescita indispensabili per l’economia del Paese. L’obiettivo da perseguire, quindi, è di avere a disposizione un nuovo provvedimento legislativo che si erga a vero e proprio strumento di garanzia per l’economia nazionale. Mai come oggi, dal dopoguerra, il governo ha bisogno di disporre di efficaci strumenti di tutela nazionale. È arrivato il momento in cui un’azione istituzionale mirata alla tenuta socioeconomica del nostro Paese debba prevalere con audacia e lungimiranza su ogni retorica comunicativa.

Occorre agire subito e bene per far fronte al meglio all’eccezionalità nefasta di ciò che sta accadendo, facendo scudo contro lo strapotere di organismi finanziari dotati di risorse in grado di operare a vantaggio di poteri economici che agiscono al di fuori di ogni controllo.

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