Ue, Biden punta
su Italia e Francia

Il G20 che si svolge oggi a Roma è in realtà cominciato ieri con una serie di incontri bilaterali (Biden-Draghi, Biden-Macron) che avevano lo scopo di finalizzare il lavoro preparatorio dei funzionari e indirizzare la discussione tra i leader. Succede sempre così, e tanto più nel caso di questo G20 italiano, il primo in cui presidenti e capi di Governo hanno potuto vedersi di persona dopo due anni di distanziamento a causa del Covid. Si diceva di Biden. È significativo che il leader della superpotenza americana abbia voluto iniziare la trasferta europea (dopo il G20 ci sarà la Cop26 a Glasgow, l’annuale conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico) incontrando il premier italiano e il presidente francese, dando segni manifesti di cordialità e intesa e portando con sé «doni» forse non inattesi ma significativi. Di Draghi ha detto che fa «un eccellente lavoro», a Macron ha concesso un piccolo mea culpa sulla faccenda dei sottomarini (Parigi aveva con l’Australia un’intesa da 90 miliardi che il trattato Aukus anti-Cina tra Usa, Australia e Regno Unito ha fatto saltare) e, soprattutto, una discreta apertura sulla questione dell’esercito europeo, che gli Usa hanno sempre visto come fumo negli occhi.

Il significato è duplice ma evidente. Il primo è che la Casa Bianca si aspetta che, con l’uscita di scena di Angela Merkel e la Germania incerta che si prospetta, il tandem Italia-Francia diventi trainante nella Ue, e si regola di conseguenza. Considerazione ancor più importante (e questo è il secondo aspetto) in questo clima di chiamata politica alle armi contro la Cina, quando gli Usa raccolgono intorno a sé ogni possibile alleato come i casi appunto di Aukus e Quad (India, Giappone, Usa e Australia) dimostrano. Una buona intesa con Francia e Italia diventerebbe, domani, una buona intesa con l’intera Ue, dove peraltro tutti i Paesi dell’ex Est danno ogni giorno prova di indefessa fedeltà atlantica.

Oggi si discute di altre questioni, ben sapendo di non potersi aspettare risultati miracolosi. Si arriverà alla aliquota minima globale del 15% sugli utili delle multinazionali? È quasi certo e non è male. Ci si metterà d’accordo sulla transizione energetica? Il tema, con la Cop26 alle porte, è dominante ma è difficile che si vada oltre una presentabile dichiarazione d’intenti. Per quante belle parole si spendano, e per quanto la questione del cambiamento climatico sia più che urgente, la transizione avrà un costo ancora incerto ma alto, e molti non sono disposti a pagarlo. Non è certo un caso se Paesi considerati grandi produttori di emissioni come Russia e Cina sono qui presenti solo con le seconde file, e altri, per esempio l’India, si apprestano a dar battaglia. È comunque inevitabile che succeda, visto che il G20 rappresenta l’80% del Pil mondiale ma anche il 75% dell’inquinamento mondiale. Molte economie dovranno prendere la purga per salvare l’ambiente, ma pochi sono i leader disposti a spiegarlo ai connazionali.

Si discute ovviamente anche di pandemia, alla luce di grandi promesse e di assai più modeste realtà. Il G20 ha reagito tardi e male alla diffusione del Covid, e soprattutto egoisticamente: aveva promesso di destinare 1,3 miliardi di dosi di vaccino ai Paesi poveri attraverso l’iniziativa Covax dell’Onu e ne ha spedite solo 194 milioni; si è accaparrato una quantità di dosi di vaccino 15 volte superiore a quella destinata all’Africa; è in difficoltà di fronte all’offensiva di India e Sudafrica che premono per l’abolizione dei brevetti sui vaccini anti Covid.

In tutto questo c’è il ruolo dell’Italia, a cui toccava l’organizzazione del G20. Draghi e Di Maio hanno portato a casa la sessione speciale sull’Afghanistan, e dal punto di vista del prestigio internazionale non è poca cosa. Più complicata, al momento forse impossibile, la partita per convincere gli altri Paesi a ridurre entro il 2030 le emissioni di metano del 30% rispetto alle quote del 2020. La ragione è sempre quella, in troppi si chiedono, qualche volta con ragione: chi paga? Questione ancor più spinosa mentre l’Europa deve fare i conti con un rincaro dell’energia che spinge in alto tutte le bollette. Bisogna accontentarsi, a questi livelli va così. Il giorno del G20 serve soprattutto per le foto di gruppo dei leader. Per fortuna, ci sono i giorni prima e quelli dopo.

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