Un forte richiamo
a dare risposte

«Non sono io l’inizio di questo movimento. Era già lì e serviva solo una miccia per farlo accendere». Così Greta Thunberg, anche ieri, come ogni venerdì, di fronte al parlamento di Stoccolma, ha salutato le migliaia di studenti che, accogliendo il suo appello, sono scesi nelle strade di tutto il mondo per chiedere azioni concrete contro i cambiamenti climatici. Sydney, Bangkok, Hong Kong, Kampala, Dacca, Lagos, Londra, Parigi, Roma e altre città di almeno 112 Paesi, con Italia, Francia e Germania in testa alla lista dei raduni.

«Viviamo una crisi da decenni ed è stata ignorata. Se non agiamo ora – aggiunge la sedicenne svedese – poi sarà troppo tardi». «Non siamo venuti qui per pregare i leader di occuparsene, siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no», aveva dichiarato Greta Thunberg nell’ormai famoso intervento alla Cop24 di Katowice. Ora le sue parole sembrano il preludio di quanto accaduto da dicembre a oggi in Europa e nel mondo. Nominata donna dell’anno in Svezia lo scorso 8 marzo, Greta è stata proposta per il premio Nobel per la pace.

Chissà se, dopo la giornata di ieri, il presidente americano Trump avrà ancora il coraggio di definire il riscaldamento globale una bufala e di negarne l’origine dai gas serra emessi dall’uomo, spazzando via, con un colpo di tweet, un secolo di ricerca scientifica. Il primo studioso che dimostrò l’aumento della temperatura della Terra per effetto della combustione del carbone fu, nel lontano 1896, lo svedese Svante Arrhenius, poi Nobel per la chimica. Svedese come Greta che in pochi mesi, con la propria determinazione, ha creato, per il contrasto ai cambiamenti climatici, un movimento giovanile mondiale, come non si vedeva dal Sessantotto. La Giornata di sciopero globale degli studenti per il clima è stata un successo clamoroso ovunque. Anche a Bergamo: «Siamo almeno in tremila» hanno gridato gli organizzatori della marcia in città. Erano persino più numerosi: oltre quattromila. Nella Bergamasca l’iniziativa è arrivata grazie alle Associazioni e ai Comitati Genitori. La festosa e colorata folla di ragazzi ha invaso il centro con seria e intensa partecipazione.

Un segno di speranza per il futuro del pianeta. I giovani credono al rispetto degli accordi più degli adulti. Non possono essere delusi nelle proprie aspettative. Il tam tam sui social esprime il compiacimento per aver incontrato il volto migliore di questa generazione, dipinta come poco propensa ai temi sociali, con relazioni limitate ai propri coetanei, rinchiusa nel mondo digitale. I ragazzi scesi in strada hanno rivelato tutta la propria passione per la vita e il futuro. Gli universitari hanno riferito di piazze piene in circa duecento città italiane. «Siamo i partigiani dell’ambiente. Questa è come se fosse la Terza Guerra Mondiale, perché stiamo veramente per suicidarci». Così Miriam Martinelli, studentessa dell’Istituto Tecnico Agrario a Milano, 16 anni come Greta. I presidi hanno parlato di «tema giusto», anche se, da parte loro, non potevano non osservare come «sbagliato saltare la scuola». Allievi di elementari e medie, restando in classe, hanno affrontato il tema dei cambiamenti climatici con i propri insegnanti.

Il clima è cambiato anche in passato per cause naturali. Quello che contraddistingue la situazione attuale è la rapidità del cambiamento, dovuta all’enorme quantità di gas rilasciati nell’atmosfera. L’ormai ben noto Accordo di Parigi mira a mantenere, tagliando le emissioni, l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C, rispetto ai livelli preindustriali, come obiettivo a lungo termine, puntando a limitarlo a 1,5°C, per ridurre gli impatti e i rischi dei cambiamenti. I giovani richiamano a rispettare i patti. Certo: manifestare non basta. Occorrono comportamenti coerenti. Si devono dimostrare all’altezza della sfida i governi, le amministrazioni locali, le aziende – tra le quali, nella nostra provincia, non mancano gli esempi virtuosi – le scuole, dove – come chiedono i ragazzi – si devono studiare di più i temi ambientali, le famiglie, che devono adottare comportamenti più consoni nelle scelte energetiche, di trasporto, alimentari. Il futuro è dei giovani che abbiamo visto in piazza, i nostri figli e nipoti. Bello l’esempio immediato di due ragazze di Lecco: armate di sacchi della spazzatura, raccoglievano carta e cicche di sigarette durante il corteo. «Ci sembrava incoerente manifestare per il pianeta e poi non ripulire la nostra città». È questa la strada giusta.

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