Un quadro più certo per il futuro di Orio

Nel giro di una decina di giorni l’aeroporto di Orio al Serio ha passato due esami fondamentali: prima il via libera ministeriale alla compatibilità ambientale del Piano di sviluppo al 2030, poi l’inserimento tra i quattro scali a valenza internazionale in un altro Piano, quello degli aeroporti che punta a fare ordine e stabilire ordine e priorità nei variegati cieli del Belpaese. Dove finora le regole del gioco le hanno dettate soprattutto le compagnie aeree, tanto più dopo l’infausta fine di quella di bandiera.

Sul primo versante, arrivato un via libera atteso la bellezza di 4 anni (e prima o poi andrà affrontato il tema dell’intollerabile lunghezza di queste procedure...), ora bisogna mettere mano a un altro Piano, quello di classificazione acustica aeroportuale, la cosiddetta zonizzazione: un lavoro già in fase avanzata grazie al continuo confronto con i comuni interessati. L’obiettivo è chiudere anche questa partita nella prima metà del 2023. Prima ancora, sempre dai ministeri, era arrivato l’ok a un’altra compatibilità ambientale, quella del treno per Orio: un elemento considerato centrale per una crescita sostenibile del sistema anche dal Piano nazionale degli aeroporti.

Su questo secondo versante si attendono osservazioni che però difficilmente scalfiranno un’architettura di un Piano che riconosce a Orio un ruolo conquistato sul campo in questi anni. Lo scalo è inserito tra i 14 di «particolare rilevanza strategica» quali «nodi essenziali», ma soprattutto nel poker di quelli «di rilevanza internazionale» con Bologna, Napoli e Catania. Appena dopo i tre intercontinentali, Fiumicino, Malpensa e Venezia, e con una forte vocazione alla connettività europea. Interessante il caso di Linate, ormai sempre più destinato al ruolo di city airport, definizione spesso usata - a sproposito - proprio per Orio.

Su una cosa tutti gli analisti sono concordi, il traffico aereo tornerà ai livelli prepandemici tra il 2023 e il 2026 per poi crescere in modo molto sostenuto. Nel 2019 in Italia si sono registrati 192 milioni di passeggeri, le proiezioni indicano una potenzialità di mercato di 232 milioni al 2025, 266 al 2030 e 302 al 2035. Stiamo però parlando appunto di potenzialità, soggette quindi anche a fattori esterni (la pandemia e le tensioni internazionali ne sono un esempio) e anche strutturali: per capirci, sia gli scali che il territorio devono essere in grado di sostenere la domanda da diversi punti di vista, in primis quello ambientale. Per questo i numeri vanno interpretati: quando il Piano nazionale degli aeroporti indica per Orio una potenzialità per il 2035 che va dai 19,8 ai 23,5 milioni di passeggeri non significa che lo scalo crescerà fino a quei livelli, ma che quelle sono le (appunto) potenzialità del mercato sulla scorta dei dati nazionali.

Nell’attesa c’è comunque qualche punto fermo. Il primo: il via libera alla compatibilità ambientale ci dice che i ministeri hanno ritenuto regolare la crescita (vertiginosa, è innegabile) di Orio di questi anni. Diversamente il masterplan sarebbe semplicemente stato bocciato. In toto. C’è chi continuerà a non pensarla così e a formulare interpretazioni diverse: i fatti però ora dicono altro e pure le carte.

Il secondo: è un giudizio necessariamente sottoposto a una serie di prescrizioni, su tutte l’aggiornamento del piano epidemiologico, l’incremento dell’elaborazione dei dati degli inquinanti e l’adozione della zonizzazione acustica aeroportuale. Tutti passaggi necessari e da fare in tempi stretti, così da avere un quadro il più possibile aggiornato della situazione, fondamentale per definire in modo certo il futuro di uno scalo determinante per il territorio. Tanto più in questa fase di ripresa comunque complicata e incerta.

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