Un sistema pubblico
efficiente serve a tutti

Sono le sette del mattino. Siamo a Bergamo. È un qualsiasi giorno lavorativo. Giacomo si è appena alzato e accende la radio alimentata dall’energia elettrica di una società di pubblico servizio. Per tentare di vincere il mal di testa prende un’aspirina, medicinale sottoposto ai controlli del ministero della Salute ed approvato dalla commissione di vigilanza sui farmaci. Giulia è in cucina. Prepara il caffè, accendendo il gas erogato da una società pubblica, e apre la busta del latte prodotto dall’azienda municipalizzata cittadina e conservato in un contenitore confezionato a norma di legge.

Fanno colazione rapidamente, perché bisogna accompagnare il piccolo Marco all’asilo comunale ed è già tardi. Giulia esce in automobile, Giacomo prende il tram e, senza rendersene conto, stipula un contratto con l’azienda di trasporto. Giulia, nella fretta, parcheggia in divieto di sosta e viene multata da un vigile urbano. È passata poco più di un’ora da quando Giacomo e Giulia si sono svegliati ed entrambi sono entrati in rapporto con almeno sette/otto tra pubbliche amministrazioni e gestori di pubblico servizio.

Non ce ne accorgiamo, ma le pubbliche amministrazioni permeano la vita quotidiana ed è sul loro funzionamento che i poteri pubblici vengono giudicati. Alla metà del secolo scorso Carlo Arturo Jemolo osservava che «è attraverso l’amministrazione che il cittadino ha un contatto quotidiano con lo Stato, è attraverso i suoi contatti con l’agente delle imposte che si forma l’impressione di uno Stato che l’opprima o gli tolga più di quanto gli paia giusto, è attraverso il funzionamento delle ferrovie o delle poste che suole formarsi l’impressione che la macchina dello Stato vada o non vada bene».

Le organizzazioni pubbliche sono presenti in maniera massiccia – anche troppo secondo alcuni – nella vita dei cittadini ed intervengono nei settori più disparati della vita sociale. L’azione dei poteri pubblici si estrinseca nel regolare i rapporti giuridici tra i componenti la collettività, ma anche nell’erogazione diretta di attività di servizio (la scuola, la sanità, il trasporto pubblico) o nel controllo di attività di pubblico interesse gestite da privati (la scuola e la sanità private), o ancora nella regolazione delle attività svolte dai privati. Molte di queste attività sono funzioni originarie dei poteri pubblici (la difesa nazionale, le relazioni internazionali, l’ordine pubblico, il fisco, l’amministrazione della giustizia). Altre, sono divenute funzioni pubbliche in tempi relativamente recenti, come risultato della trasformazione degli Stati contemporanei. In Italia l’intersezione tra pubbliche amministrazioni e vita quotidiana dei cittadini è divenuta crescente dall’inizio del secolo XX, allorché i poteri pubblici cominciarono a intervenire in settori fino ad allora pertinenti all’iniziativa privata.

La pubblica amministrazione non più configurabile soltanto come «potere esecutivo». Lo Stato «pluriclasse», nel quale emergono continuamente nuovi diritti meritevoli di essere tutelati, esige un sistema pubblico all’altezza dei suoi compiti. Esattamente quarant’anni fa un grande giurista, Massimo Severo Giannini, allora ministro per la Funzione pubblica, inviò al Parlamento un «Rapporto sui principali problemi dell’amministrazione dello Stato» nel quale sottolineava come lo Stato fosse ritenuto da molti cittadini un soggetto «lontano», a volte «nemico», perché non in grado di garantire un soddisfacente livello di qualità delle sue prestazioni; fossero esse di erogazione diretta oppure di regolazione e controllo. Molto tempo è passato, innumerevoli le «riforme» tentate per migliorare le prestazioni delle organizzazione pubbliche. Ma siamo ancora lontani dall’avere un sistema pubblico efficiente, senza il quale il Paese perde ogni giorno competitività.

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