Da OrioCenter all’Alaska: la sfida oltre i limiti di Gatti

La storia Pietro, 60 anni, proprietario di un bar nel centro commerciale di Orio al Serio, è partito con due compagni. Scaleranno il Denali a meno 50 gradi sottozero.

Alla conquista della vetta più alta del nord America. U na spedizione nella natura incontaminata, in balia del vento pungente e di temperature capaci di scendere a meno 50 gradi sotto lo zero, con l’obiettivo di arrivare sulla cima del monte Denali, ad oltre seimila metri sul livello del mare. Il protagonista di questa impresa è un bergamasco, Pietro Gatti, partito ieri alla volta dell’Alaska: 60 anni, proprietario di un bar ad OrioCenter, è un alpinista con numerose ascese sull’arco alpino, amante dello sport all’aria aperta e appassionato di ricerca e studio di nuove attrezzature e materiali tecnici.

Partenza da Malpensa, arrivo ad Anchorage

«La montagna mi regala ebbrezza ed evasione dal lavoro quotidiano: è un contesto in cui ricarico velocemente le pile e assaporo il senso della vita »

«La montagna mi regala ebbrezza ed evasione dal lavoro quotidiano: è un contesto in cui ricarico velocemente le pile e assaporo il senso della vita - ha spiegato Gatti -. Quella sul Denali è la mia prima esperienza alpinistica fuori dall’Italia. Parto anche perché voglio conoscere i miei limiti». La spedizione è cominciata ufficialmente ieri dall’aeroporto di Malpensa: oggi l’arrivo ad Anchorage (in Alaska), dopo gli scali a Francoforte e Seattle. I compagni di viaggio di Gatti sono due marchigiani, Renato Malatesta e Mario Salvi, che hanno in curriculum diverse ascese in alta quota. «Loro avevano in mente di salire sul Denali già da prima dalla pandemia. Volevo partire anche io. E tramite un’agenzia ci hanno messo in contatto. Ci siamo ritrovati più volte, abbiamo fatto delle prove, per il test delle attrezzature, sui monti Sibillini e ottenuto i permessi per la spedizione, che durerà circa 25 giorni, con ritorno il 4 giugno».

«Quando arrivi al campo base sei in piena autonomia: dovremo dipendere esclusivamente da noi stessi. Saremo nella natura più selvaggia, con tutto ciò che ne consegue, dagli orsi alle slavine»

Obiettivo l’Everest del nord America

I tre italiani si troveranno faccio a faccia con l’Everest del nord America. «Quando arrivi al campo base sei in piena autonomia: dovremo dipendere esclusivamente da noi stessi. Saremo nella natura più selvaggia, con tutto ciò che ne consegue, dagli orsi alle slavine. Le temperature scendono anche sotto i meno 40 o 50 gradi: saranno fondamentali preparazione ed equipaggiamento giusto. Ognuno di noi ha una slitta da 50 chili e uno zaino da 20, più 4 litri di benzina per il fornello con cui scioglieremo la neve per bere. In America faremo scorta di cibo: liofilizzati, carboidrati e proteine. Dormiremo in una tenda anti-strappo e con pala e sega costruiremo mattoni di ghiaccio per fare gli igloo con cui ci ripareremo dal vento. Abbiamo telefono e comunicatore satellitare: sul sito appositamente creato, https://denali6190.it, caricheremo la nostra posizione in tempo reale . Sponsor e appassionati potranno così seguirci costantemente. Mi sarebbe tanto piaciuto andare sul Denali con mia moglie Lubi. Quando tornerò in Italia tappezzerò il nostro bar con le foto di questa spedizione, un’impresa non da tutti i giorni».

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