Gioco d’azzardo online, un tabù pericoloso

Seriate. Presentata ricerca-azione di Michela Ghelfi e Veronica Velasco all’interno del progetto Mind the Gap 2.0. Modalità e profili dei giocatori.

«Il gioco d’azzardo nell’era digitale» è il titolo della ricerca-azione che è stata presentata nella giornata di studio, moderata da Stefano Rinaldi direttore Ufficio Ambito territoriale di Seriate, che si è svolta ieri nella biblioteca comunale di Seriate. Il lavoro, elaborato da Michela Ghelfi e Veronica Velasco del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, è stato realizzato all’interno del progetto Mind the Gap 2.0 dell’Ambito territoriale di Seriate. Ad introdurre la giornata Massimo Giupponi, direttore generale di Ats Bergamo, e Francesco Locati, direttore di Asst Bergamo Est, per i quali è fondamentale affrontare il fenomeno del gioco d’azzardo poco conosciuto e studiato.

Boom del gioco online durante la pandemia

«Ci si ostina a vedere il Gap come questione di nicchia – ha detto Giupponi – mentre ha una dimensione economica enorme, pari al costo di tutto il sistema sanitario. È necessario prima comprenderlo per mettere a punti strumenti efficaci di contrasto»

«Ci si ostina a vedere il Gap come questione di nicchia – ha detto Giupponi – mentre ha una dimensione economica enorme, pari al costo di tutto il sistema sanitario. È necessario prima comprenderlo per mettere a punti strumenti efficaci di contrasto». «Il lavoro in sinergia di Mind the Gap – ha aggiunto Locati – tra istituzioni, comuni, operatori è un modello di intervento». Gabriele Cortesi, presidente dell’assemblea dei sindaci del distretto Bergamo Est, ha spiegato l’evoluzione del progetto che in fase pre-Covid aveva portato a pratiche condivise tra le amministrazione con il regolamento unico, riferito al gioco fisico; durante il Covid ha avuto un notevole incremento il gioco online, da qui la necessità di indagare questa forma di Gap.

Fattori di rischio e di protezione

La ricerca-azione si è mossa sul fronte dell’analisi della letteratura dedicata ai fattori che, nella popolazione adulta, aumentano (fattori di rischio) o diminuiscono (fattori di protezione) la probabilità di essere giocatori d’azzardo online e di sviluppare una modalità di gioco problematica. 47 gli articoli selezionati ed analizzati, da cui emerge il confronto tra i fattori che distinguono i giocatori offline da quelli online e il confronto tra i giocatori online non problematici da quelli online problematici. Nonostante gli aspetti siano poco indagati, si rileva che la presenza di altre persone in diversi contesti di vita funga da fattore di protezione per una modalità problematica di gioco, mentre l’assenza di queste rappresenta un fattore di rischio. La ricerca poi ha coinvolto 14 persone (giocatori adulti, di cui 2 donne, 5 solo online) «per comprendere – ha chiarito Velasco - come il gioco d’azzardo si inserisca nello stile di vita delle persone, approfondendo il rapporto tra il gioco, i contesti di vita e le relazioni, aspetti scarsamente indagati in letteratura, ma che assumono una forte rilevanza in un’ottica di prevenzione e promozione di comportamenti di salute».

Un divertimento che si pratica di nascosto

Non è stato facile trovare gli intervistati, perché il Gap è un tabù, lo si pratica in genere di nascosto, aspetto che l’online favorisce.

«Molti intervistati - ha continuato Velasco - sminuiscono il loro gioco, parlano di un gioco controllato mostrando consapevolezza della pericolosità del gioco; gli intervistati che giocano sempre o prevalentemente da soli sembrano avere una modalità di gioco più problematica»

«Molti intervistati - ha continuato Velasco - sminuiscono il loro gioco, parlano di un gioco controllato mostrando consapevolezza della pericolosità del gioco; nonostante questo, nessuno di loro fa alcun riferimento a dei criteri validi per definire le strategie di controllo; gli intervistati che giocano sempre o prevalentemente da soli sembrano avere una modalità di gioco più problematica». Per parlare di prevenzione risulta decisivo comprendere la motivazione che spinge a giocare: «Alcuni giocano per intrattenimento, altri per divertimento, qualcuno per motivi economici e altri come occasione di socialità; molto presente la gestione della noia: rilevante il fatto che il gioco è presente in molti momenti della giornata, come abitudine routinaria».

Tre tipologie di giocatore

Infine la ricerca individua tre profili di giocatore da tenere presente in un’ottica di prevenzione: giocatori con familiari, ovvero giocatrici di genere femminile, che tendono a giocare per la quasi totalità del loro tempo insieme ad altre persone; giocatori sociali che tendono a giocare sia in compagnia sia da soli, per i quali il passaggio dal gioco fisico al gioco online sembra essere una forma di radicalizzazione dell’abitudine; giocatori singoli, che giocano principalmente da soli, nelle proprie abitazioni in orario serale o notturno; quest’ultimo profilo sembra essere quello maggiormente a rischio.

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