Uccise la moglie a Curno
Il suo legale fa ricorso in appello

Dopo la condanna per l’omicidio di Marisa Sartori, l’avvocato di Arjoun impugna la sentenza.

Impugnata la sentenza di condanna all’ergastolo per Ezzeddine Arjoun: l’avvocato della difesa, Daniela Serughetti, nei giorni scorsi ha depositato l’appello. A giovedì 30 gennaio, non era ancora stata fissata la data per l’udienza. L’avvocato, nell’atto, ha riavanzato la richiesta (non accolta dal giudice di primo grado) di una perizia psichiatrica, per stabilire la capacità di intendere e volere del 35enne tunisino che, nel febbraio dello scorso anno, uccise la moglie Marisa Sartori e ferì gravemente la sorella Deborha Sartori che tentò di difenderla.

Nelle motivazioni dell’appello, l’esclusione delle aggravanti della premeditazione, dei futili motivi, e dei maltrattamenti (secondo l’impianto difensivo, non vi erano prove di questa accusa): è vero che lui la cercava sotto casa o al lavoro, ma già nel processo di primo grado era stata avanzata la richiesta di riqualificazione dei maltrattamenti in atti persecutori. Oggetto dell’appello, anche la violenza sessuale per la quale, sempre secondo la difesa, vi sarebbe solo la dichiarazione della vittima nella denuncia-querela depositata tre giorni prima dell’omicidio

Anche sulla circostanza che l’uomo si sarebbe presentato sotto casa dei genitori della vittima portando con sé il coltello, secondo la ricostruzione difensiva, non vi sarebbero prove certe. Arjoun è stato condannato, con rito abbreviato, alla pena dell’ergastolo il 15 novembre 2019. Il due febbraio dello scorso anno, a Curno, uccise la moglie con otto fendenti, ferendo anche la cognata. Omicidio, tentato omicidio, violenza sessuale, maltrattamenti e porto di coltello l’elenco delle accuse a suo carico. Giudicato colpevole in primo grado, con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.

Il giudice accolse le richieste dell’accusa, partendo dal massimo della pena con isolamento diurno (lo sconto per il rito, è consistito nel non applicare l’isolamento). Secondo le perizie degli esperti della Procura e della famiglia (parte civile) l’uomo era pienamente capace di intendere e volere. Mentre la richiesta di un’ulteriore perizia psichiatrica avanzata dall’avvocato Serughetti fu respinta dal giudice. Ora la parola passa ai giudici di Brescia.

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