Violenza sulle donne dopo il lockdown
In estate forte crescita delle segnalazioni

Il bilancio dei cinque centri bergamaschi: il lockdown ha esasperato relazioni difficili. Gli effetti si sono fatti sentire dopo. Dal 23 novembre una settimana di riflessione sul fenomeno

Da maggio, il coraggio delle donne vittime di violenza ha vinto il silenzio generato dalla paura del primo lockdown. Dall’estate, però, le richieste di ascolto manifestate ai cinque centri antiviolenza del territorio sono cresciute in modo esponenziale: il numero di donne che ha fatto una segnalazione nei primi dieci mesi di quest’anno ha superato quello registrato in tutto il 2019, nonostante il –40% di richieste avanzate a marzo e ad aprile rispetto ai bimestri precedenti.

L’isolamento domiciliare ha esasperato le situazioni di coppia difficili e gli effetti della convivenza «forzata» della scorsa primavera si fanno sentire sul lungo periodo.

«Il lockdown ha contribuito inevitabilmente a isolare le donne - fanno sapere le coordinatrici delle cinque Reti interistituzionali antiviolenza bergamasche - e a rendere difficilissimi, se non impossibili, la richiesta di aiuto e l’accesso ai percorsi di uscita dalla violenza: si trovavano chiuse in casa con il maltrattante e con i figli da salvaguardare. Sebbene il numero totale degli omicidi a livello nazionale sia diminuito nei primi sei mesi dell’anno, i femminicidi sono invece aumentati del 5%. Il nostro osservatorio territoriale e la cronaca ci ricordano che la violenza sulle donne persiste e rappresenta una delle peggiori violazioni dei diritti umani. Comprende tutti gli atti che causano alle donne danni fisici, sessuali e psicologici, inclusa la minaccia di tali azioni, insieme alla privazione della libertà, nella vita pubblica e privata».

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, le reti antiviolenza e i centri antiviolenza attorno a cui gravitano (hanno sede in città, a San Pellegrino, a Treviglio, a Seriate e a Terno) chiedono ai Comuni di tutta la provincia di esporre per una settimana - dal 23 al 29 novembre - le bandiere a mezz’asta in segno di lutto e di riconoscimento del dramma sociale che il fenomeno della violenza femminile rappresenta per tutti.

«La proponiamo come occasione simbolica - raccontano le cinque Reti antiviolenza - per sensibilizzare sul dramma che la violenza sulle donne e sui minori rappresenta ancora oggi e l’impegno costante delle istituzioni, delle reti e dei centri antiviolenza nel contrasto al fenomeno». Per richiedere aiuto è attivo il numero nazionale 1522 e l’app «1522 Anti Violenza e Stalking». Sul territorio sono a disposizione i centri antiviolenza (gestiti dall’associazione Aiuto donna e dalla cooperativa sociale Sirio) di Bergamo (035.212933), Treviglio (0363.301773), San Pellegrino (0345.21619), Seriate (035.303266) e Terno d’Isola (035.19910067) oltre che gli sportelli di Dalmine (035.564952), Sant’Omobono e Almenno San Bartolomeo (035851782, int. 3), Castel Rozzone, Rivolta d’Adda, Brignano e Romano (0363990354) e Vigano San Martino (035821563).

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