Fare l’autista oggi? «Fuori casa 12 ore
e c’è poco rispetto»

TRASPORTI. I dipendenti: retribuiti per sei ore, ma in giro tutto il giorno. La paga? Si parte da 1.200 euro.

«Che lavoro vorresti fare da grande?» Quanti ragazzi e giovani oggi rispondono convinti di voler fare l’autista dei pullman del trasporto pubblico? Pochi? Quasi nessuno? Tra quelli che si avvicinano al settore e scelgono di intraprendere questo percorso, diversi poi cambiano per le condizioni del lavoro, anche se c’è anche chi resiste. Troppe responsabilità unite ai rischi per la propria incolumità, troppe ore fuori casa, paragonate a quelle retribuite, e poi la percezione di un ruolo non più rispettato come un tempo: questi alcuni degli aspetti negativi evidenziati proprio da chi, al volante dei pullman, ci sta da anni.

Le testimonianze degli autisti

«Uno degli aspetti che più pesa a fine giornata è sicuramente quello degli orari e dei tanti sacrifici che dobbiamo fare: il mio nastro oggi segna 12 ore ma in realtà quelle retribuite sono 6,5. E lavoriamo sei giorni su sette, non cinque - spiega un autista di Arriva che da anni effettua il servizio sulle tratte extraurbane tra la città e le valli. Il nastro, in gergo, è il turno che prende il via quando l’autista a inizio giornata lascia il deposito di riferimento con il mezzo e si conclude con il suo rientro sempre in deposito. Un monte ore che non corrisponde però a quello delle ore effettivamente retribuite: questo perché gli autisti hanno diverse ore di “ferma”, anche in altri depositi spesso lontani da casa. A fronte di sei ore e mezza retribuite, si è fuori casa spesso il doppio del tempo, con buchi tra una corsa e l’altra. Ore quindi che vengono sottratte ad altre attività, soprattutto alla famiglia. E il tempo è una risorsa preziosa.

«È pesante - aggiunge l’autista - ma ci sono anche altri aspetti che molto probabilmente rendono poco appetibile il lavoro per i giovani. Sicuramente la grande responsabilità. Ricordiamoci che trasportiamo persone. E poi lo stipendio, il contratto nazionale parte da 1.200 euro netti (con tredicesima e quattordicesima), sono mancati dei rinnovi quindi anche degli aumenti. Ci sono stati dei giovani che hanno iniziato questo lavoro. Dopo poco, un anno o due, hanno lasciato per altro. Alcuni colleghi poi, a fronte di situazioni spiacevoli (in termini di sicurezza), hanno deciso di lasciare».

Mentre poi i senior vanno in pensione l’auspicio è che vi sia un ricambio. «Proprio per la mancanza di personale alcune tratte vengono subappaltate a privati - spiega l’autista - che spesso si ritrovano a dover richiamare colleghi che erano andati in pensione. Ovviamente la legge lo consente perché la patente D pubblica è valida fino a 68 anni». Una situazione che evidenzia le difficoltà.

A frenare un tempo potevano essere il costo e le tempistiche per ottenere la patente e tutte le autorizzazioni per mettersi al volante di un pullman, ma oggi spesso sono le stesse aziende a sostenere quei costi: «Quando è toccato a me, una decina di anni fa, ricordo che pagai circa 6.000 euro, e dovetti seguire un lungo corso di formazione a Bergamo - spiega -. Oggi non solo Arriva ma anche altre aziende, inserendo giustamente delle condizioni nei contratti, sostengono direttamente il costo».

Il problema delle licenze di guida

Un problema, quello delle licenze di guida, che comunque in passato non esisteva e «i ragazzi tornavano dall’anno di militare con la patente speciale. Bisognava sostenere solo l’abilitazione per il servizio pubblico con tempi e costi ridotti», spiega un altro autista, sempre di Arriva, per il quale il tempo e i temi di responsabilità e sicurezza restano le note dolenti. In periodi di servizio scolastico la sveglia suona presto, le prime corse (non tutti ovviamente iniziano a quell’ora) sono alle 5/5,30 e fino alle 9,30 circa. Così, tra scuola e pendolari i pullman e gli autisti sono tutti, o quasi, impegnati. Poi i momenti di punta sono tra le 12 e le 15,30/16 e la sera verso le 18/20, con le ultime corse intorno alle 22.

«Gli orari sono logoranti: si è impegnati fino massimo 13/14 ore di nastro per sei ore e mezza retribuite e una paga che inizia da 1.200 (base netti) - spiega il secondo autista -. Ciò che pesa sono le responsabilità, la preoccupazione continua quando hai il pullman pieno con gente seduta e in piedi, soprattutto i ragazzi. E poi gli episodi di violenza. In questi anni diversi colleghi si sono trovati al centro di situazioni spiacevoli e anche pericolose». Tutti purtroppo ricordano nel novembre del 2022 il violento pestaggio nella stazione di Clusone ai danni di un autista, un episodio che aveva scosso e preoccupato gli autisti.

Non solo, anche l’atteggiamento degli utenti ha un peso non indifferente sulla qualità del lavoro e sulla soddisfazione di chi sta al volante: «È una questione di rispetto - riferiscono - che manca, spesso, verso anche il servizio che svolgiamo. Quando un utente sale e paga il biglietto è bello, è gratificante, quando siamo costretti a trasportare gente che viaggia abusivamente è squalificante».

E quindi, cosa spinge una persona a scegliere di fare questo lavoro? «Anche se oggi sceglierei di guidare gli autobus destinati a gruppi e comitive, quello che mi ha fatto scegliere questo mestiere è certamente il piacere di guidare, di svolgere un servizio accompagnando gli utenti, studenti, lavoratori, turisti, da un luogo all’altro attraverso la provincia - spiega l’autista che da 15 anni circa viaggia lungo le tratte delle valli bergamasche».

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