Farmaci contro l’obesità. Funzionano ma non per tutti

CHIRURGIA BARIATRICA. Negli ultimi anni la ricerca ha fatto passi da gigante nella comprensione dei meccanismi.

È boom di «farmaci per dimagrire». Negli ultimi mesi sui social e sulla stampa è impossibile non imbattersi in video, post e articoli che ne parlano come se finalmente si fosse trovata la «pillola magica» tanto attesa da chi è perennemente in lotta con il peso. Anche diversi vip internazionali hanno ammesso di averli usati, da Elon Musk alla leggenda del tennis Serena William. Ma di che farmaci si tratta? Come funzionano? E chi li può prendere? Facciamo chiarezza con l’aiuto del professor Stefano Olmi e del dottor Davide Moioli, rispettivamente responsabile e chirurgo dell’Unità operativa di Chirurgia generale e oncologica e del nuovo centro Amico (Ambulatorio metabolico integrato e cura dell’obesità) del Policlinico San Marco, nato proprio per offrire un punto di riferimento qualificato per il trattamento medico di problemi metabolici, sovrappeso e obesità.

Partiamo dalla domanda più importante: ma questi farmaci sono davvero così efficaci?

«Assolutamente sì. Negli ultimi anni la ricerca ha consentito di comprendere meglio i meccanismi regolatori del peso corporeo, che coinvolgono una complessa interazione tra cervello, tessuto adiposo e apparato digerente. Da qui sono nati farmaci, inizialmente studiati per il diabete, che si sono rivelati un’arma potente anche contro l’obesità. Ad oggi le due molecole più utilizzate sono Semaglutide e Tirzepatide. Si tratta di una nuova generazione di farmaci appartenenti alla classe degli agonisti delle cosiddette incretine, ormoni prodotti dall’organismo in risposta all’assunzione di cibo e per la gestione della glicemia. Altamente efficaci nel trattamento del diabete tipo 2, oggi rappresentano un ottimo supporto anche nella gestione del peso corporeo. Inoltre, diversi studi suggeriscono che avrebbero anche effetto protettivo a livello cardiovascolare».

Come funzionano?

«Seppur appartenenti alla stessa classe farmacologica, Semaglutide e Tirzepatide hanno meccanismi d’azione diversi. In particolare, la Semaglutide è un singolo agonista, agendo esclusivamente sul recettore di un ormone denominato GLP – 1 (Glucagon-Like Peptide-1), di cui ne mima l’azione. In questo modo agisce sui centri del sistema nervoso centrale regolando appetito, rallenta lo svuotamento gastrico, favorendo un senso di sazietà precoce e prolungato, migliora la regolazione della glicemia aumentando la sensibilità all’insulina, riducendo quindi i picchi di zucchero nel sangue. Gli studi hanno dimostrato una perdita di peso media del 15%. La Tirzepatide, invece, ha una doppia azione poiché agisce non solo sul GLP-1, ma anche su altri recettori di un altro ormone, chiamato GIP (Glucose-Dependent Insulinotropic Peptide), anch’esso coinvolto nella secrezione di insulina. Pertanto vi è un’amplificazione dell’attività del GLP-1 che potenzia gli effetti sulla riduzione della fame, aumento della sazietà e regolazione della glicemia. Inoltre è stato dimostrato un miglior utilizzo degli acidi grassi e una riduzione del grasso viscerale. Come evidenziato dallo studio Surmont - 5, i cui risultati sono stati presentati a maggio 25, i partecipanti trattati con tirzepatide hanno ottenuto una riduzione di peso media del 20 per cento».

Come si assumono?

«Con una piccola iniezione sottocute che si fa solo una volta alla settimana».

Per chi sono indicati?

«In entrambi i casi le indicazioni sono: persone in sovrappeso con BMI superiore a 27 con comorbidità (diabete tipo 2, ipertensione, dislipidemia, OSAS, patologie muscolo-scheletriche documentate etc.) e persone con obesità di primo grado (BMI tra 30 e 34,9). Inoltre, possono essere utilizzati con successo nel cosiddetto weight regain (ripresa di peso) dopo intervento di chirurgia bariatrica, in pazienti per cui un intervento chirurgico non è eseguibile per comorbidità e nei casi in cui prima di poter accedere a un intervento di chirurgia bariatrica è necessario un calo ponderale significativo per ridurre i rischi».

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