L’ultimo saluto ad Arnaldo Minetti: «È stato un dono per la città»

IN DUOMO. Le parole del parroco don Zucchelli durante il funerale nel pomeriggio di sabato 16 marzo: «Un uomo appassionato alla vita, sempre impegnato nel mondo del sociale». La figlia Aurora: «Presidierò ciò che hai faticosamente costruito in questi anni».

«Esprimiamo ai famigliari di Arnaldo Minetti la nostra vicinanza nel dolore, alla loro sofferenza. Il lutto dei suoi familiari è il lutto anche di tutta Bergamo. Chi ha conosciuto Minetti lo ricorda come insegnante, giornalista poi imprenditore. Un uomo appassionato alla vita, intelligente, generoso, leale, sincero, concreto, determinato, umile, discreto. Non amava gli eccessi ed era fortemente legato alla coerenza. Lucido, caparbio, sanguigno, era un lottatore»: con queste parole don Fabio Zucchelli, parroco della Cattedrale e dell’unità pastorale di Città Alta, ha voluto ricordare Minetti in un Duomo con moltissime personalità del mondo istituzionale e non presenti al funerale nel pomeriggio di sabato 16 marzo.

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Imprenditore nel settore della gelateria (per decenni ha gestito le aziende di famiglia «Ostificio Prealpino», «Puntogel» e «Domogel»), Minetti ha fatto della sua personale battaglia per il sollievo dei malati terminali un’autentica ragione di vita. I bergamaschi lo ricordano per l’intuizione di aver voluto a Bergamo il primo Hospice, un Centro per le cure palliative, insieme alla moglie Kika Mamoli, scomparsa nel 2005, alla quale ha voluto dedicare la struttura di via Borgo Palazzo. Minetti è morto giovedì sera all’età di 76 anni dopo che un malore lo ha colpito nella tarda mattinata.

«Era capace di coinvolgere per trovare la via giusta che arrivasse al cuore delle questioni che coinvolgesse tutti, nessuno escluso - ha proseguito don Zucchelli in un Duomo pieno di persone -. Era grato per gli insegnamenti e i valori di suo padre. Si è impegnato tanto nell’ambito sociale, in particolare socio sanitario nella lotta contro i tumori, nella prevenzione e nelle cure. Ha vissuto una vita intensa e generosa, cercando strade per una cura attenta e fraterna. Siamo qui per ringraziare il Signore di avercelo donato. La vita di Arnaldo è stata davvero un dono. Lo ricordiamo e preghiamo il Signore per lui perché lo accolga tra le sue braccia e perché possa continuare ad amare in modo diverso i suoi cari e tutti noi».

Durante la celebrazione è stata letta una lettera toccante da parte dei volontari dell’Hospice e anche la figlia Aurora ha voluto ringraziare i presenti e rivolgere un ultimo saluto pubblicamente al padre: «Ho fatto fatica a scrivere qualcosa perché eri tanto papi, eri il mio tutto. Presidierò ciò che hai faticosamente costruito in questi anni. Fai buon viaggio papi, ti amerò per sempre».

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