Minetti, il cordoglio dei bergamaschi: «Era un sognatore»

IL LUTTO. Tanti i messaggi per ricordare il presidente dell’Associazione Cure Palliative. Sua l’idea del primo Hospice. La figlia Aurora: per lui niente era impossibile. Oggi l’ultimo saluto.

Sorrideva spesso, Arnaldo Minetti, ma dietro a quel sorriso accondiscendente e solo in apparenza un po’ naïf, si nascondevano una determinazione e una forza d’animo che gli permettevano di scalare le montagne. E quando voleva arrivarci, in cima, non ce n’era davvero per nessuno. Oggi i bergamaschi lo ricordano – e ancora lo ringraziano – per l’intuizione di aver voluto a Bergamo il primo Hospice, un Centro per le cure palliative, tema per cui Minetti si è battuto una vita intera, insieme alla moglie Kika Mamoli, scomparsa nel 2005, alla quale ha voluto dedicare la struttura di via Borgo Palazzo.

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Arnaldo Minetti è scomparso giovedì sera all’età di 76 anni dopo che un malore lo ha colpito nella tarda mattinata. Imprenditore nel settore della gelateria (per decenni ha gestito le aziende di famiglia «Ostificio Prealpino», «Puntogel» e «Domogel»), Minetti ha fatto della sua personale battaglia per il sollievo dei malati terminali un’autentica ragione di vita. La

fondazione dell’Associazione Cure Palliative, di cui era presidente, risale al 1989; undici anni più tardi, nel 2000, la coronazione del sogno suo e di sua moglie, ovvero l’apertura dell’Hospice nell’ex manicomio di via Borgo Palazzo, che ha voluto donare da subito agli Ospedali Riuniti. «Ho visto morire di tumore mia madre, mio padre e non soltanto loro. Ho visto morire persone care tra sofferenze atroci e mi sono detto che non era giusto, non se lo meritavano», raccontava spesso, ricordando che ai tempi «c’erano pochi anestesisti attenti a questo problema».

C on l’apertura dell’Hospice di Bergamo, la prima struttura pubblica a livello nazionale, nacque un movimento che portò, nel 2010, all’approvazione della legge 38, che garantiva l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Da lì in poi le battaglie di Arnaldo Minetti sul testamento biologico e sul riconoscimento delle cure palliative come specialità medica, arrivato nel 2021. È stato un precursore, Arnaldo Minetti, e oggi la città lo ricorda soprattutto per quella sua intuizione, grazie alla quale ha contribuito in maniera determinante a restituire la dignità ai malati inguaribili nei loro ultimi mesi di vita. «Dal 1989 l’Associazione Cure Palliative Onlus si impegna nel dare risposte a migliaia di malati, con donazioni consistenti all’Asst Papa Giovanni XXIII, con opere capillari d’informazione sulle cure palliative e sul diritto a non soffrire – è il ricordo del direttore generale, Francesco Locati –. Con Arnaldo Minetti se ne va un pezzo della storia del mondo associazionistico bergamasco, ma la collaborazione con l’Associazione Cure Palliative proseguirà. Se Bergamo è oggi un importante punto di riferimento nell’ambito delle cure palliative, lo dobbiamo anche alla visione, all’attenzione e alla lungimiranza di persone come Arnaldo Minetti e degli straordinari volontari che lui ha saputo per tanti anni guidare verso una vera conquista di civiltà, oggi a disposizione di tutti: le cure palliative integrate nella medicina già in fase precoce di malattia».

L’affetto dei bergamaschi nei confronti del «padre» delle cure palliative nella nostra provincia si legge nelle tante testimonianze d’affetto che la figlia Aurora ha ricevuto sui social, dopo aver postato, giovedì sera, la notizia della scomparsa del padre, e dai messaggi che hanno scritto le tante persone che lo hanno incrociato negli ultimi 35 anni. «Era un sognatore – lo ricorda la figlia – che ha fortemente creduto nella forza delle persone e che ha sempre avuto una profonda fiducia negli altri. Per lui nulla era impossibile: era un uomo di grande passione, di grandi ideali e di una generosità smisurata. Il progetto dell’Hospice nacque come volontà di restituire qualcosa alla comunità. Ha voluto subito donarlo all’ospedale, ma ha sempre continuato a sostenerlo e a vigilare sulla sua attività. Il suo desiderio era quello di portare a un cambiamento culturale non solo nella cittadinanza, ma anche tra gli operatori sanitari che, secondo lui, dovevano iniziare ad approcciarsi alla morte come a un percorso che necessita di una sensibilità ancora maggiore nei confronti dei malati».

Tra i tanti messaggi pubblicati sui social, quello dell’assessore comunale ai Servizi sociali, Marcella Messina: «Grazie per il bene infinito che hai donato, per la tua immensa capacità di accogliere – ha scritto –. Un amico che ha percorso con la nostra comunità una nuova strada per la cura». «Uomo dalla tenacia granitica, Arnaldo Minetti è stato pioniere, con Kika Mamoli, per la realizzazione del primo Hospice a Bergamo e irriducibile sostenitore della garanzia del diritto alle cure palliative e alla terapia del dolore. Un amico e una guida, il suo lascito non potrà mai andare perso», ha scritto Elena Carnevali, ex parlamentare e candidata sindaco del centrosinistra. Ha ricordato Minetti anche l’ex senatrice Alessandra Gallone: «Bergamo saluta uno dei suoi figli più preziosi – ha scritto –. Mancherà tanto, ma lascia una grande eredità. A me personalmente lascia il privilegio di averlo conosciuto e stimato tanto e il regalo senza prezzo dell’amicizia che mi lega alla sua splendida figlia Aurora». I funerali di Arnaldo Minetti saranno celebrati oggi alle 14,30 in Duomo.

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