Museo Baschenis, la tenacia dell’arte illustrata da un ologramma

SANTA BRIGIDA. Lo spazio museale apre al pubblico il 5 luglio in locali rinnovati e con una nuova identità. Una ricostruzione del pittore Giacomo Baschenis guiderà i visitatori in un viaggio tra pitture, affreschi, mestieri e architetture rurali.

Nel cuore ruvido dell’Alta Valle Brembana, dove la pietra incontra l’ombra dei boschi e le chiese custodiscono secoli di silenziosa bellezza, è nato un nuovo museo. Il suo nome è Museo Baschenis, e più che un edificio è una dichiarazione d’intenti: raccontare l’arte là dove l’arte è nata, senza clamore ma con tenacia. Così dal 5 giugno i Santa Brigida non sarà più soltanto un paese incastonato tra le montagne: diventerà una soglia. L’inizio di un viaggio. L’appuntamento è alle 17,30. Saranno presenti Giovanni Berera, responsabile eventi e progetti della F ondazione Adriano Bernareggi, e lo storico dell’arte Giovanni Valagussa, da anni appassionato ai Baschenis e alle loro terre d’origine. E ci sarà lui, il museo, che si apre al pubblico come si apre una casa che torna finalmente abitata.

L’antico e il nuovo

«È un progetto nato qualche anno fa – racconta Andrea Paleni, presidente di Altobrembo, associazione che guida il progetto “Le Terre dei Baschenis” – ed è il risultato di un lavoro lungo e articolato, finanziato da un bando di Fondazione Cariplo. L’abbiamo pensato come un museo tecnologico, ma radicato nella terra. Un punto di partenza per riscoprire il paesaggio artistico e architettonico dell’Alta Valle». Il nuovo Museo Baschenis sorge nell’ex Centro Museale di Santa Brigida, completamente riallestito, con una nuova identità. Una trasformazione che non è solo estetica, ma sostanziale: da piccolo museo etnografico a vera casa dell’arte. A guidare i visitatori sarà un ologramma di Cristoforo Baschenis, che li accompagnerà in un viaggio tra pitture, affreschi, mestieri e architetture rurali. Una stanza mostra come nasce un affresco; un’altra espone pannelli con le opere della dinastia artistica dei Baschenis disseminate tra le chiese della valle; e poi c’è la sala conferenze, dove campeggia una rara scena di battaglia quattrocentesca, proveniente da un’antica casa torre di Santa Brigida, donata da un abitante del paese. «Questa era già un’istituzione museale – spiega Valagussa, che ha fornito la propria consulenza per la parte artistica del progetto –, ma l’intento è stato quello di cambiare radicalmente direzione, di dare centralità all’arte e alla cultura locale, trasformando Santa Brigida in un punto di riferimento per la conoscenza approfondita dell’arte dell’Alta Valle». È quindi oggi, specifica Marina Geneletti, coordinatrice del progetto «Le terre dei Baschenis», «un luogo che si presenta rinnovato, carico di senso e visione».

Il frammento di un volto

«Abbiamo scelto come immagine guida – continua Valagussa – un frammento di affresco ritrovato nella chiesa vecchia del paese, mai studiato prima. È un volto bellissimo, probabilmente di un angelo annunciante, attribuibile ad Angelo Baschenis. È la prima tappa di un recupero artistico che speriamo possa continuare». L’affresco, scoperto per caso, era un frammento murario appoggiato in un angolo della vecchia sacrestia. È la prova concreta di quanto il territorio custodisca ancora sorprese, anche nei luoghi più appartati. E Santa Brigida, in questo disegno più ampio, è destinata a diventare centro studi, luogo di presentazioni, restauri, incontri. «Un punto d’approfondimento, ma anche di rivelazione», come lo definisce Valagussa.

Il Museo diffuso

Il museo mantiene comunque la sua parte di collezione etnografica permanente, che è stata riallestita in funzione di una più chiara lettura dei beni conservati. E proprio lì, tra una cucina tradizionale allestita con oggetti di un tempo e un’esperienza virtuale che restituisce la magia del gesto pittorico, nasce qualcosa di più grande: il museo non è da solo. Fa parte di un museo diffuso che si chiama «Le Terre dei Baschenis», un grande museo a cielo aperto che abbraccia undici comuni dell’Altobrembo. Tre i suoi nodi principali: oltre a Santa Brigida, ci sono l’Antica Segheria Pianetti di Olmo al Brembo e il Museo Etnografico di Valtorta. A Olmo, lungo il Brembo, l’acqua ha scolpito non solo la pietra, ma anche le vite. L’Antica Segheria Pianetti racconta la storia di un edificio che fu mulino, segheria, centrale idroelettrica. Oggi, grazie a un sapiente restauro, è diventato luogo di visita e Info-Point del territorio. Vi si tengono eventi, mostre temporanee, racconti di un tempo in cui il fiume era fabbrica e destino. «A Olmo – continua Paleni – abbiamo voluto concentrare le attività legate all’informazione e alla promozione. La segheria è il luogo del racconto, del dialogo con il pubblico. A Valtorta, invece, abbiamo scelto di puntare su ruralità e tradizione».

Gli oggetti del lavoro

Il Museo Etnografico di Valtorta, ospitato in un edificio medievale, conserva la memoria contadina dell’Alta Valle Brembana: strumenti, oggetti, arredi, storie. Qui si torna indietro nel tempo, tra ciodaröi e boscaioli, miniere e latterie. E c’è qualcosa di profondamente poetico nel poter passare, in pochi chilometri, dal sacro affresco al rumore del legno segato, dal volto di un angelo a una stüa annerita dal fumo. Ogni museo, un tema. Ogni tema, un pezzo di identità. «Abbiamo cercato di assegnare a ogni struttura un ruolo preciso – ribadisce Paleni – in modo che si parlassero tra loro, in un dialogo non solo narrativo, ma anche gestionale. È un sistema che si evolve, che cresce. E che ha già lo sguardo rivolto al futuro».

La mostra che verrà

Un futuro che ha un nome: Fondazione Bernareggi. «Per il 2026 – anticipa Paleni – stiamo lavorando a una mostra importante, proprio con la Fondazione, per valorizzare ulteriormente il patrimonio artistico della valle e gli allestimenti tecnologici che abbiamo realizzato. Sarà un altro passo avanti». Intanto, si comincia da qui. Da una porta che si apre, da un affresco che riaffiora, da un volto che guarda lontano. Il volto di un angelo, forse, o forse solo quello di una valle che non ha mai smesso di raccontare sé stessa.

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