Nel polittico di Bonfanti in scena il dramma
dell’uomo moderno

VISITE GUIDATE. Al Tempietto di Santa Croce in Città Alta. Di norma chiuso al pubblico, è aperto per visitare il tesoro nascosto di Bonfanti ma solo in determinate giornate.

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Il dramma dell’uomo moderno in scena nel Tempietto di Santa Croce, in Città Alta. È il polittico contemporaneo di Marne, opera dell’artista bergamasco Maurizio Bonfanti realizzato nel 2003 per l’abside della chiesa romanica di San Fermo nella campagna di Marne, che Fondazione Bernareggi ripropone ora nel suggestivo allestimento in quell’antichissimo gioiello di architettura romanica che è il Tempietto di Santa Croce. Di norma chiuso al pubblico, il Tempio in occasione della visita al tesoro nascosto di Bonfanti è aperto in determinate giornate.

Quando visitare opera e tempio

Dopo l’inaugurazione avvenuta nel giorno di Pasquetta, è possibile visitare l’opera e il Tempietto il 1°, il 2 e il 3 maggio dalle 15 alle 19. E, ancora, il 23 e il 30 maggio in orario serale dalle 20.45 alle 21. Infine, il 2 giugno sempre dalle 15 alle 19.

La mostra

L’opera di Bonfanti è di proprietà della parrocchia di San Bartolomeo di Marne, che l’ha concessa in prestito, ed è in mostra all’interno delle «Vie del Sacro», il progetto della Diocesi di Bergamo affidato alla Fondazione Adriano Bernareggi per la valorizzazione del patrimonio artistico custodito in chiese, musei ecclesiastici e monasteri di città e provincia. «Il polittico del tutto contemporaneo, che si traduce in una pala d’altare ad ante di proporzioni imponenti (chiusa cm 295x140, aperta cm 295x280), mostra il dramma dell’uomo contemporaneo reinterpretato attraverso scelte pittoriche e figurative attuali», ha spiegato Nancy Evangelista, giovane mediatrice culturale delle «Vie del Sacro» che ieri pomeriggio ha guidato alla scoperta dell’opera decine e decine di visitatori in un continuo via vai di gruppi di bergamaschi e turisti affascinati dall’imponente polittico.

Non si può infatti che restare fortemente colpiti dalla rappresentazione scarna, sofferente e austera di un Cristo calvo, con il petto scavato dal dolore e crocifisso senza croce né corona di spine

L’analisi dell’opera

Non si può infatti che restare fortemente colpiti dalla rappresentazione scarna, sofferente e austera di un Cristo calvo, con il petto scavato dal dolore e crocifisso senza croce né corona di spine. Un’opera perfettamente in armonia con il ciclo di affreschi del Tempietto che racconta le «Storie della Vera Croce», portata in spalle da Cristo su in cima al Calvario, creduta a lungo perduta e infine ritrovata da Sant’Elena. «Utilizzando una tecnica mista su carta intelata, la sofferenza dell’umanità di oggi viene tradotta nell’opera in un Adamo e una Eva contemporanei, che sembrano portare il peso delle loro azioni sulle spalle», ha continuato la giovane guida. Nel polittico chiuso, infatti, si vedono un Adamo e una Eva curvi, chini su sé stessi. Eva che abbraccia le ginocchia e tiene il volto piegato sugli avambracci intrecciati, come a volersi nascondere dagli occhi di Dio, in una posizione di protezione verso il mondo attorno a lei che la giudica, è pronto a punirla e a scagliare su di lei tutto il peso della colpa. Al suo fianco, nell’altra anta, in un dualismo di opposti, c’è Adamo. Totalmente reclinato su sé stesso. Di lui si vedono solo le spalle ricurve, la schiena pronta a cercare di resistere ai colpi della punizione e il profilo della nuca che vuole quasi sprofondare nel terreno. «All’interno della rappresentazione del polittico, appare invece la figura di Cristo crocifisso senza una croce che viene rielaborata dalla porta stessa», ha spiegato Nancy Evangelista. Cristo è, infatti, fisicamente crocifisso in una porta. «Visibile nei cardini, la porta è fredda e moderna, evocando quasi i portoni dei campi di concentramento – ha proseguito nella spiegazione –. Su di essa è crocifisso un Cristo rasato e dal corpo estremamente magro, con carni e braccia consumate, a richiamare quasi la superficie consunta della tela stessa».

Ad illuminare il polittico, sia aperto sia chiuso, è la raffigurazione di una lampadina sospesa. «Come la porta, anche la lampada è un elemento industriale. Una luce fredda che crea una dimensione e un tempo altro. Quello della contemporaneità. Quello della fede», ha concluso la giovane mediatrice.

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