Più longevi mangiando proteine vegetali al posto della carne

LA RICERCA. Si potrebbe vivere in media quasi nove mesi in più, grazie a un ridotto rischio di malattie croniche.

La parziale sostituzione delle proteine animali, specie la carne rossa e lavorata, con alimenti proteici di origine vegetale aumenta l’aspettativa di vita in media di nove mesi e riduce le emissioni di gas serra. Lo rivela uno studio pubblicato su «Nature Food» e condotto presso l’Università «McGill», a Montreal, in Canada, in collaborazione con la «London School of Hygiene & Tropical Medicine» di Londra.

Gli esperti hanno utilizzato dati provenienti da un sondaggio sulla nutrizione dei canadesi e hanno analizzato i potenziali effetti delle sostituzioni parziali (25 per cento e 50per cento) di carne rossa e lavorata o latticini con alimenti proteici vegetali come noci, semi, legumi, tofu e bevande a base di soia fortificata. Questo studio ha evidenziato che l’impronta di carbonio legata alla dieta di una persona diminuisce del 25 per cento quando questa persona sostituisce la metà del suo consumo di carne rossa e lavorata con alimenti proteici vegetali.

Inoltre, i ricercatori inglese e canadesi hanno stimato che se la metà della carne rossa e lavorata nella dieta di una persona fosse sostituita da alimenti proteici vegetali, questa persona potrebbe vivere in media quasi nove mesi in più, grazie a un ridotto rischio di malattie croniche. Gli uomini trarrebbero maggior beneficio con il guadagno nell’aspettativa di vita che raddoppia rispetto alle donne. Al contrario, la sostituzione parziale dei latticini con alimenti proteici vegetali ha portato a guadagni minori nell’aspettativa di vita ed è stata accompagnata da un problema di salute: un aumento del rischio di carenza del calcio fino al 14 per cento. «Spero che i nostri risultati aiutino i consumatori a fare scelte alimentari più sane e sostenibili e informino le future politiche alimentari in Canada», afferma l’autore senior della ricerca, Sergio Burgos, del Dipartimento di Scienze Animali dell’Università « McGill» e ricercatore presso l’Istituto di ricerca del Centro medico della stessa università canadese.

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