«Sarò Zeus e Achille. In scena dèi ed eroi e il gioco della guerra»

L’INTERVISTA. L’attore spiega lo spettacolo: «Come sull’Olimpo ci si divertiva con le vite altrui, così oggi i potenti si divertono con le nostre vite. Si divertono da morire. Da Omero abbiamo tratto un sunto su quello che pensiamo sia il conflitto per antonomasia».

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Conto alla rovescia per «Iliade. Il gioco degli dèi», con Alessio Boni e Iaia Forte, in scena al Teatro Donizetti in prima nazionale da martedì sino a lunedì 18 (con doppia replica fuori abbonamento sabato 16).

Alessio Boni, manca pochissimo al debutto. Siete emozionati?

«Siamo molto emozionati e anche curiosi perché ogni volta che fai uno spettacolo nuovo non è che hai la ricetta della torta: uova, farina, in forno ed esce la torta. Invece no, perché poi c’è sempre il giudizio del pubblico: piace? arriva? emoziona? Il lavoro del teatro è sempre quello dell’attore insieme al pubblico. E siamo curiosi di vedere come arriverà».

Facciamo un passo indietro perché l’idea per questo spettacolo è nata circa quattro anni fa.

«L’idea è nata quattro anni fa, quindi prima della pandemia, perché tutti e quattro sentivamo un’elettricità malvagia, una roba stramba dentro la nostra società, un malcontento, una rabbia, chiamiamola come vogliamo: una sorta di incitamento alla ribellione».

Ecco, ma poi come avete trasformato quell’idea in un lavoro teatrale che viene presentato come liberamente tratto da Omero? Cosa è rimasto, che succo avete estratto?

«Abbiamo fatto un sunto di quello che noi pensiamo sia il conflitto per antonomasia».

Come ha spiegato anche in altre occasioni l’uomo anela alla pace ma alla fine fa sempre la guerra.

«Siamo attratti da quella cosa, siamo come le falene attratte dal fuoco. Sappiamo che andremo a morire ma non possiamo farne a meno. Noi siamo i figli di quella società che conquistava tutto con la violenza, con la forza. La diplomazia era raramente contemplata, quindi è una cosa che ci appartiene. Oggi siamo emancipati ma se appena succede qualcosa a noi o al nostro territorio torna fuori la ferocia, come ci raccontano anche alcuni recenti fatti di cronaca. Siamo usciti dalla pandemia, siamo entrati in due guerre e chi dirige non sono più gli dèi ma i potenti del mondo, per i loro giochi, per la loro brama di potere. E sembra incredibile come tutto ritorna, con modalità diverse ovviamente: non ci sono più gli elmi e le spade, ma qualcuno spinge un bottone e arriva un drone che distrugge tutto».

Ci sembra curioso e ci piace che nel titolo ci sia il termine «gioco».

«Sì, perché praticamente è un gioco. Gli dèi si divertono con le vite altrui, i potenti si divertono con le nostre vite, si divertono da morire. È una metafora».

Quindi è uno spettacolo anche divertente.

«Magari divertente è un parolone, ma sicuramente è tragicomico, diverte, fa sorridere e fa riflettere».

E cosa succede?

«Gli dèi non sono più in auge, si sentono surclassati, messi in disparte e così indicono questa riunione per capire cosa devono fare e lì viene il bello che però non posso svelare».

Eravate però un po’ in dubbio sul finale.

«Noi i finali li troviamo sempre all’ultimo momento. È stato così sia per “I duellanti” sia per “Don Chisciotte”. Prima vediamo come funziona, poi il finale di solito arriva da solo: proprio in questi giorni lo abbiamo provato e ci sembra che funzioni».

Ci dica qualcosa sul cast.

«Io interpreto Zeus, tutti gli attori interpretano gli dei che si rincontrano e poi ognuno interpreta anche la parte degli eroi. Io sarò Achille, per esempio. In questo modo denunciamo proprio il gioco come se si mettessero a giocare a fare la guerra. Era è interpretata da Iaia Forte, che è colei che trama, Marcello Prayer è Apollo e farà anche Ettore, Haroun Fall è Hermes e diventerà anche Patroclo. Ogni attore interpreta un doppio ruolo».

Una sorta di proprio doppio.

«Sì, come in uno specchio».

Torna a Bergamo in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura di cui questo spettacolo rappresenta uno dei capitoli finali.

«Sono onorato, mi fa molto piacere partire dal Teatro Donizetti. È veramente emozionante e importante, sono elettrizzato. Mi fa molto piacere chiudere l’anno della cultura e partire da Bergamo per la tournée. È un grande onore per noi che ci abbiano scelto».
An. Fr.

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