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Martedì 12 Agosto 2025
I primi «polentoni» furono gli antichi romani: Irene Foresti ci racconta la vera storia della polenta
L’INTERVISTA. Tecnologo alimentare nella ristorazione collettiva, ma anche autrice e ricercatrice appassionata di storia gastronomica.
Bergamo
Nei suoi studi e nei suoi libri, Foresti racconta l’evoluzione del cibo come specchio della società, con un’attenzione particolare alla tradizione locale, bergamasca.
Il libro «Polenta»
L’ultimo volume, realizzato con il logo di Bergamo Città Creativa Unesco per la Gastronomia e il patrocinio del Servizio Cultura del Comune, è dedicato alla «polenta». Un alimento che, nella versione «bergamasca», si distingue per la consistenza più dura, capace di saziare e accompagnare lunghe giornate di lavoro. Ma le sue origini sono molto più antiche di quanto possiamo pensare: già i romani si definivano «polentoni».
Oltre alle ricette, il libro esplora le rappresentazioni artistiche della polenta, gli strumenti tradizionali come il paiolo, il e il «coppo della polenta» — una mattonella di legno usata per fissare il paiolo al camino — e le varietà di mais: «Mi piace sperimentare. In viaggio ordino piatti a caso: qualche volta va bene, qualche volta meno», sorride.
L’alimentazione e la storia locale
Il racconto della polenta diventa anche occasione per ricordare capitoli meno noti della storia orobica, come l’epidemia di pellagra che colpì duramente la popolazione e portò a ricoveri nel manicomio cittadino. Un esempio di come l’alimentazione possa essere chiave di lettura della vita sociale.
Tra ricette, aneddoti e parallelismi culinari — dagli involtini bergamaschi alle bombette pugliesi — Foresti ribadisce un concetto: «Tutto il mondo è paese, soprattutto in cucina».
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