La Giuliana si racconta: «Che bello tornare a mangiare tutti insieme. Da grande? Voglio fare il mister dell’Atalanta»

Un fiume in piena Giuliana D’Ambrosio: si definisce una locandiera ma ha fatto un po’ di tutto nella vita, dall’estetista alla vetrinista. Ma soprattutto la sua passione vera è quella di giocare a bocce, «ma con le infradito» specifica.

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La Giuliana parla e racconta la vita, il suo passato, la malattia e il dopo Covid. «Da ragazza non mi piaceva tanto studiare, ma mi hanno obbligato. Mi piaceva far andare le mani, come il mio papà, e il mio regno è la cucina».

Il momento più felice? «Dopo la malattia, gli ultrà mi hanno dato il ben tornato, fuori dal locale con uno striscione: il regalo più bello della mia vita» dice lei che si definisce « una ultrà dell’Atalanta da sempre». E sul Covid ricorda la sua foto in cucina, seduta e affranta, che ha è diventata virale sui Social: «Avevo visto l’immagine di quella ragazza accasciata nella sua cucina e l’ho fatta anche io, perché anche io come lei in quei mesi di chiusura stavo in cucina a contemplare quello spazio vuoto. Era un modo per essere solidale a lei che era giovane, disperata e alle prime armi: speravo che lo facessero tutti come gesto di solidarietà e vicinanza».

Ora la sua trattoria ha riaperto: «Sono felice da quando sono tornate le verdure self-service, è il mio fiore all’occhiello e così la gente non deve aspettare per mangiare - dice -. E poi ora finalmente si è tornati a stare a tavola insieme: qui anche chi non si conosce fa amicizia. Che terribili i divisori: vedere tutti separati che mangiano da soli mi mette tristezza, invece la gente torna da me perché chiacchiera con quello che è in parte. Il bello è stare insieme, in allegria, non perchè si deve mangiare».

Poi parla di Bergamo: «Non è bella, è meravigliosa e io ho ancora dei sogni: da grande voglio fare i casoncelli al Papa. E andare in panchina, a fare il mister dell’Atalanta.

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