«La prima partita per caso a 6 anni». Federica Stufi: poi il pallone è diventato la mia vita

L’INTERVISTA. Ha iniziato per caso, per «tappare un buco in campo» racconta lei. Federica Sfufi, pallavolista e capitano della Volley Bergamo 1991 è un grande esempio: «La vita mi ha sempre sorpreso al di là dei mie sogni e so che arriveranno sempre e ancora cose belle».

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«La prima volta che ho preso in mano un pallone da pallavolo è stato con mia sorella maggiore Ilaria: eravamo sotto casa, faceva la maestrina con me, fingeva di farmi da l’allenatrice». Federica Stufi è prima di tutto un sorriso. Limpido, che trasmette entusiasmo per la vita. Pallavolista del Volley Bergamo 1991, è toscana, «fiorentina doc», ed è alla sua seconda stagione a Bergamo.

«Facendo un passo indietro, in campo per la prima volta ci sono scesa a sei anni: eravamo 3 contro 3. Mancava una giocatrice alla squadra di Ilaria e hanno messo dentro me, per fare numero - ride -. Non avevo mai giocato e alla fine della partita l’allenatore mi ha detto di provarci: così ho iniziato, ma era comunque la più piccola perché non c’era il mini volley. Un’impresa, ma io mi divertivo, amavo giocare a pallavolo».

La pallavolo per lei è una sfida: «Con me stessa, prima di tutto, con il pallone, con il gioco. A Bergamo quest’anno sono tornata con grande gioia: la prima volta è stata nel 2013 con Foppapadretti. N on dimenticherò mai la famiglia e quando Giovanni Panzetti mi portò la maglia della Paggi: un’emozione che nasceva da un sogno».

«Il mio ritorno a Bergamo è stato completamente nuovo - continua -: io sono diversa, la città è diversa». E poi aggiunge: «La vita da pallavolista? Il mestiere più bello del mondo: unisci la passione a quello che puoi e devi fare tutti i giorni. Essere uno sportivo è una lezione di vita, ti dà i mezzi e la connessione con la tua mente. Devi metterti in gioco: le emozioni sono difficili da gestire, è un viaggio con se stessi e, in un mondo veloce, è una grande avventura sapere chi si è al di là dei like».

«La paura? C’è, e serve: il gioco sta nell’utilizzare l’energia che la paura ti dà per andare avanti. Io la paura la prendo per mano e la metto nel pallone». Fuori dal campo Federica ama andare in giro a Bergamo, in bicicletta: «Ogni tanto mi perdo, ma scopro così le tante sfaccettature di questa città meravigliosa». È felice Federica, e racconta la sua vita tra allenamenti, tecnica e giochi. «Due mattine libere con giorno libero il lunedì: l’occasione per stare insieme tra compagne». Da grande? «Nel mio futuro c’è una valigia: dentro ci sono il Perù e la Giordania. Voglio viaggiare, vivere nuovi Paesi. La vita mi ha sempre sorpreso al di là dei mie sogni e so che arriveranno sempre e ancora cose belle».

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